Passa al contenuto

Dall'incanto alla deriva

Il rischio della “metamorfosi spirituale” nel giudaismo messianico
4 giugno 2025 di
Dall'incanto alla deriva
Yeshivat HaDerek, Daniele Salamone
| 1 Commento

Introduzione

Negli ultimi anni si è assistito a un fenomeno crescente: credenti delusi dal cristianesimo protestante si avvicinano al giudaismo messianico con entusiasmo e sete di autenticità. Questa transizione nasce spesso da un desiderio legittimo di radicarsi nella cultura biblica e di riscoprire le radici ebraiche della fede. Tuttavia, non sono rari i casi in cui questo cammino prende una piega inaspettata e, a tratti, preoccupante. Il Messia Yeshua, che dovrebbe essere il cuore pulsante della fede messianica, finisce talvolta per essere marginalizzato, mentre al centro dell’attenzione vengono posti i maestri del Talmud, le tradizioni rabbiniche e un’identità sempre più “giudaizzata” che rischia di scivolare verso il giudaismo ortodosso.


Dal Messia alla Mishnah: quando lo studio prende il posto della relazione

Durante la loro permanenza nel cristianesimo, molti credenti erano soliti studiare la Bibbia, pregare nel nome di Gesù e ascoltare predicazioni incentrate sulla croce, la grazia e la salvezza. Tuttavia, una volta “migrati” nel giudaismo messianico, il focus cambia radicalmente. Il tempo dedicato alla figura di Yeshua diminuisce drasticamente, spesso ridotto a un simbolo richiamato solo in contesti liturgici specifici, come le feste bibliche. Nella pratica settimanale, durante gli Shabbat, Yeshua non è più al centro. La maggior parte dell’impegno spirituale e intellettuale viene rivolta all’analisi delle opinioni rabbiniche, all’interpretazione delle halakhot e all’approfondimento di testi extrabiblici.

Questo spostamento d’interesse è pericoloso non tanto per lo studio in sé, ma per la graduale sostituzione dell’autorità di Yeshua con quella dei Chakhamim (i saggi di Israele). Non è raro vedere persone che, provenendo da un contesto cristiano, sviluppano una sorta di fascinazione per il mondo rabbinico, al punto da modellare su di esso la propria spiritualità. Si adottano abiti simbolici, si assumono quasi ossessivamente posture e formule linguistiche tipiche del giudaismo ortodosso, e si inizia a studiare come se si fosse in una Yeshivah ortodossa. In questo processo, ciò che era nato come un desiderio di avvicinarsi al Padre attraverso Yeshua diventa, inconsapevolmente, un percorso di assimilazione alla religione ebraica.

L’Apostolo Paolo mette in guardia da questa illusione identitaria quando afferma:

Giudeo infatti non è colui che è tale all'esterno; e la circoncisione non è quella esterna, nella carne; ma Giudeo è colui che lo è interiormente; e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio (Rom. 2,28-29)

Il rischio è di rimanere sedotti dalla forma, dimenticando la sostanza. Si cerca la giustizia attraverso lo studio intensivo, la prassi (halakhah) e l’identità etnica, perdendo di vista la centralità del Messia crocifisso e risorto.

Questa dinamica non è soltanto teorica. In anni di osservazione all’interno dei movimenti messianici, ho visto più persone abbandonare o trascurare Yeshua rispetto a quanto ne abbia viste in 30 anni nel cristianesimo evangelico. Alcuni, inizialmente infervorati dallo zelo messianico e dalla "freschezza" e profondità dei suoi insegnamenti biblici (che posso confermare essere ineguagliabili se focalizzati su Yeshua), finiscono lentamente per rinnegare Yeshua e aderire al giudaismo rabbinico in forma piena, abbracciandone l’ideologia e rifiutando il Vangelo.


Conclusione

Il giudaismo messianico dovrebbe essere una realtà in cui le radici ebraiche della fede in Yeshua vengono riscoperte e valorizzate, non un ponte verso la rinuncia del Messia. Se al centro del nostro culto, della nostra avodah (servizio sacro) e della nostra teologia non c’è più Yeshua, allora abbiamo smarrito la Via. Il problema non è studiare le fonti ebraiche o apprezzare la ricchezza della tradizione, ma farlo dimenticando Chi è la Fonte stessa della vita.

Oggi più che mai è necessario presentare meno religione e più Redentore, meno sistema e più Salvatore. Solo così potremo evitare che il giudaismo messianico diventi un passaggio temporaneo per chi, partito dal cristianesimo, finisce per perdersi in un’identità che — seppur affascinante — rischia di oscurare Colui che è la vera luce del mondo: Yeshua il Messia.

Condividi articolo
Etichette
Archivio
Accedi per lasciare un commento