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Dio non parla attraverso i morti

Il caso della strega di En-Dor smascherato in sette punti
9 aprile 2025 di
Dio non parla attraverso i morti
Yeshivat HaDerek, Daniele Salamone
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Introduzione

Il racconto di 1 Samuele 28 ha affascinato, disorientato e spesso sviato molti lettori e interpreti delle Scritture, cristiani e non. La scena è carica di tensione drammatica: il re Saul, disperato per il silenzio di Dio, si rivolge a una medium di En-Dor per evocare lo spirito del defunto profeta Samuele. Apparentemente, Samuele “compare” e pronuncia parole dure e definitive sul destino di Saul. Ma la domanda fondamentale da porci è: era davvero Samuele? Dio può servirsi di una medium per trasmettere un messaggio attraverso un morto?

La risposta biblicamente fondata, spiritualmente sicura e teologicamente coerente è no. Dio non parla per mezzo dei morti, né si serve delle pratiche condannate come l’occultismo e la necromanzia per comunicare ai vivi.

Questo articolo si propone di smascherare l’inganno dell’apparizione a Saul in sette punti, analizzati alla luce delle Scritture. Tali punti sono stati recentemente discussi dal pastore Doug Batchelor, trovando pieno riscontro in quanto anche io stesso avevo già sostenuto anni fa. Alla fine dell’articolo troverete i riferimenti video.


Testo e contesto: 1 Samuele 28,3-25

3 Or Samuele era morto; tutto Israele ne aveva fatto cordoglio, e lo avevano sepolto a Rama, nella sua città. Saul aveva scacciato dal paese gli evocatori di spiriti e gl'indovini.
4 I Filistei si riunirono e vennero ad accamparsi a Sunem. Anche Saul riunì tutto Israele e si accamparono a Ghilboa. 5 Quando Saul vide l'accampamento dei Filistei ebbe paura e il cuore gli tremò forte. 6 Saul consultò YHWH, ma YHWH non gli rispose né tramite sogni, né mediante l'urim, né per mezzo dei profeti. 7 Allora Saul disse ai suoi servitori: «Cercatemi una donna che sappia evocare gli spiriti e io andrò da lei a consultarla». I servitori gli dissero: «A En-Dor c'è una donna che evoca gli spiriti». 8 Allora Saul si camuffò, si mise altri abiti, e partì accompagnato da due uomini. Giunsero di notte dalla donna e Saul le disse: «Dimmi l'avvenire, ti prego, mediante l'evocazione di uno spirito, e fammi salire colui che ti dirò». 9 La donna gli rispose: «Ecco, tu sai quello che Saul ha fatto, com'egli ha sterminato dal paese gli evocatori di spiriti e gli indovini; perché dunque tendi un tranello alla mia vita per farmi morire?» 10 Saul le giurò per YHWH, e disse: «Com'è vero che YHWH vive, nessuna punizione ti toccherà per questo!» 11 Allora la donna gli disse: «Chi debbo farti salire?» Ed egli rispose: «Fammi salire Samuele».
12 E quando la donna vide Samuele urlò e disse a Saul: «Perché mi hai ingannata? Tu sei Saul!» 13 Il re le disse: «Non preoccuparti; che vedi?» E la donna a Saul: «Vedo un essere sovrumano che esce di sotto terra». 14 Ed egli a lei: «Che forma ha?» Lei rispose: «È un vecchio che sale ed è avvolto in un mantello». Allora Saul comprese che era Samuele, si chinò con la faccia a terra e gli si prostrò davanti.
15 Samuele disse a Saul: «Perché mi hai disturbato, facendomi salire?» Saul rispose: «Sono in grande angoscia, poiché i Filistei mi fanno guerra e Dio si è ritirato da me e non mi risponde più mediante i profeti né tramite sogni; perciò ti ho chiamato perché tu mi faccia sapere quello che devo fare». 16 Samuele disse: «Perché consulti me, mentre YHWH si è ritirato da te e ti è diventato avversario? 17 YHWH ha agito come aveva annunciato per mezzo di me; YHWH ti strappa di mano il regno e lo dà a un altro, a Davide, 18 perché non hai ubbidito alla voce di YHWH e non hai lasciato sfogare la Sua ira ardente contro Amalek; perciò YHWH ti tratta così oggi. 19 Assieme a te YHWH darà anche Israele nelle mani dei Filistei, e domani tu e i tuoi figli sarete con me; YHWH darà anche l'accampamento d'Israele nelle mani dei Filistei».
20 Allora Saul cadde di colpo lungo disteso per terra, spaventato dalle parole di Samuele; era inoltre senza forza perché non aveva preso cibo tutto quel giorno e tutta quella notte.
21 La donna si avvicinò a Saul e, vedendolo tutto atterrito, gli disse: «Ecco, la tua serva ha ubbidito alla tua voce. Ho messo a repentaglio la mia vita per ubbidire alle parole che mi hai dette. 22 Anche tu dunque, ascolta la voce della tua serva e permetti che io ti metta davanti un boccone di pane; mangia per prendere forza se vuoi metterti in viaggio». 23 Ma egli rifiutò e disse: «Non mangerò». I suoi servi, però, insistettero insieme alla donna ed egli si arrese alle loro pressioni; si alzò da terra e si mise seduto sul letto. 24 La donna aveva in casa un vitello ingrassato, che si affrettò ad ammazzare. Poi prese della farina, la impastò e ne fece dei pani senza lievito; 25 mise quei cibi davanti a Saul e ai suoi servitori e quelli mangiarono.
Poi si alzarono e ripartirono quella stessa notte.

Saul, re d’Israele, è spiritualmente decaduto. Dopo aver rifiutato l’ordine divino più volte, Dio ha cessato di parlargli (1 Sam. 28,6). Invece di pentirsi e tornare a Dio, Saul consulta una strega, violando la Torah che egli stesso aveva imposto (Deut. 18,10-12). Chiede alla medium di evocare Samuele. La donna dice di “vedere” un essere che identifica come «un vecchio avvolto in un mantello», e Saul, senza vedere nulla, crede ciecamente. Questo spirito predice la morte imminente di Saul e dei suoi figli. La scena è macabra, cupa e priva della luce della speranza divina.


I sette punti che svelano l’inganno

1. Saul prende per vera la parola di una strega

Il primo errore di Saul è tragicamente emblematico: egli presta fede assoluta alle parole di una medium, figura condannata in modo categorico dalla Scrittura come un abominio agli occhi di Dio (Deut. 18,11-12). In 1 Sam. 28,14, è la donna a descrivere ciò che afferma di vedere; Saul non vede nulla. Eppure, il testo dice: «Saul comprese che era Samuele». Ma si tratta di una comprensione soggettiva, una supposizione emotiva, non di una verifica profetica. Più precisamente, Saul pensò che fosse Samuele, ma non vi fu alcuna conferma divina.

Da dove nasce questa convinzione? Dalla disperazione che ottenebra il discernimento, e da una descrizione vaga e manipolabile offerta da una negromante. Saul, spiritualmente accecato, prende per vera un’apparizione mediata da una fonte vietata da Dio. È un gesto estremo, dettato dal panico e dall’illusione: un atto di fiducia cieca nel cuore dell’inganno.

Inoltre, la reazione della donna è eloquente: la medium, che avrebbe dovuto essere abituata a “vedere spiriti”, resta turbata e spaventata alla visione di quell’apparizione (1 Sam. 28,12). Un dettaglio inquietante, che svela la natura anomala e soprannaturalmente sinistra di ciò che le appare. Anche lei, esperta di frodi spirituali, sembra colta di sorpresa da un'entità che non controlla. Questo è il sigillo dell’inganno: la menzogna si maschera da rivelazione, e la disperazione si traveste da fede.

2. Il diavolo non ha il potere sui defunti

Il diavolo non ha potere sui morti. La risurrezione è un atto sovrano esclusivo di Dio, come dichiarato dal Messia stesso:

tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno» (Giov. 5,28-29)

Il diavolo non può chiamare alla vita ciò che Dio ha posto nel sonno della morte. Le Scritture sono inequivocabili: i morti non sanno nulla, non partecipano più alle vicende dei viventi (Giob. 14,12; Eccl. 9,5-6). Nessuna medium, nessun rituale occulto, nessun potere delle tenebre può turbare il riposo dei giusti o risvegliare le anime dormienti.

Ciò che accadde a En-Dor non fu il ritorno del profeta Samuele, ma la messa in scena di un inganno perfetto, architettato dal padre della menzogna. Il diavolo, travestito da angelo di luce (2 Cor. 11,14), non può generare vita, ma può contraffarla, e con astuzia diabolica riprodusse l’immagine del profeta per suggellare la rovina di un re ribelle.

Non una manifestazione di Dio, ma una simulazione infernale. Un ultimo atto di seduzione rivolto a un uomo che aveva voltato le spalle alla verità, e che finì per stringere alleanza con l’inganno.

3. Dio aveva cessato di parlare con Saul per mezzo dei profeti viventi, figuriamoci tramite i defunti!

Il testo è inequivocabile:

YHWH non gli rispondeva né per sogni, né per Urim, né per profeti» (1 Sam. 28,6)

Il cielo aveva taciuto. La linea di comunicazione tra Dio e Saul era stata interrotta per giudizio, non per caso. E se il Signore aveva cessato di parlare attraverso i canali sacri e autorizzati — sogni, oracoli e profeti in vita — è inconcepibile che Egli scelga di rompere il Suo silenzio proprio attraverso un canale che Egli stesso ha condannato con forza: una medium.

Sarebbe una contraddizione teologica intollerabile, un paradosso spirituale inaccettabile.

Dio non è un uomo da poter mentire, né un figlio d’uomo da doversi pentire (Num. 23,19)

Egli non si smentisce, non si presta ai metodi delle tenebre, non si serve dei demoni per rivelare la Sua volontà. Se Dio aveva chiuso la bocca dei Suoi profeti, non poteva certo aprirla attraverso un morto evocato da una negromante. Il messaggio non veniva dal cielo, ma da quell’inferno da cui Saul non si era mai veramente distaccato.

4. La profezia dello spirito non è esatta

La presunta profezia dello «spirito di Samuele» si sgretola sotto il peso dell’analisi biblica. Essa afferma:

Domani tu e i tuoi figli sarete con me (1 Sam. 28,19).

Ma questa dichiarazione si rivela imprecisa nei fatti e ambigua nel contenuto. Non tutti i figli di Saul moriranno «domani», cioè il giorno seguente: Is-Boset sopravvivrà e regnerà brevemente sul regno d’Israele (2 Sam. 2,8-10).

Inoltre, la frase «sarete con me» lascia intendere una sorta di comunanza nell’oltretomba tra Saul, i suoi figli e il profeta Samuele — un’idea teologicamente infondata, priva di appoggio nell’escatologia biblica. La Bibbia non insegna che i giusti e i ribelli condividano lo stesso destino dopo la morte, né che i profeti di Dio attendano in compagnia dei re ribelli che hanno rigettato il Signore. Ricordiamo che sebbene giusti ed empi condividevano ai tempi del Tanakh (cioè da Genesi 1 alla risurrezione del Messia) lo she'ol inteso come «tomba», attraverso la parabola del ricco e Lazzaro apprendiamo che il soggiorno dei morti era diviso da una viragine, dove da una parte ci sono i giusti e dall'altra gli empi.

Un vero profeta parla con precisione, chiarezza e verità, senza margini d’errore (Ger. 28,9; Deut. 18,22). Ma qui troviamo un messaggio vago, parzialmente realizzato e dottrinalmente discutibile. Non è lo stile del Cielo, ma l’ambiguità dell’abisso.

5. Il messaggio non infonde speranza

Anche nel giudizio, Dio lascia spazio alla speranza. Le vere profezie, pur quando annunciano calamità, non mancano mai di un varco verso la misericordia, un invito al ravvedimento, una via di ritorno al cuore di Dio (Gi. 3,4-10; Is. 1,18). È questa la firma del Cielo: giustizia accompagnata da grazia. Ma il messaggio dello spirito apparso a En-Dor è spietatamente glaciale: non offre alcun appiglio alla salvezza, nessun richiamo al pentimento, nessuna luce oltre la condanna. È una parola che paralizza, non che trasforma; che uccide, non che redime. Un annuncio senza redenzione non è mai di Dio.

Questo è il marchio delle tenebre: condannare senza redenzione, schiacciare senza possibilità di riscatto. La voce che Saul ascolta non proviene dal trono della grazia, ma risuona dall’abisso, eco sinistra di un inganno demoniaco travestito da oracolo divino.

6. Saul non parla direttamente con "Samuele", ma con la medium

La pratica della necromanzia non prevede un dialogo diretto tra il vivente e il defunto, ma impone la figura di un intermediario occulto: la medium — colei che, per definizione, media, cioè si frappone tra il consultante e lo spirito evocato. Questo elemento è cruciale: non esiste contatto diretto, né possibilità di verificare l’identità dell’entità evocata. Il messaggio, il volto, persino la voce dello “spirito” passano interamente attraverso la bocca della medium, rendendo l’esperienza intrinsecamente ambigua e facilmente manipolabile.

Il testo di 1 Cron. 10,13-14 è lapidario:

Saul morì perché fu infedele a YHWH [...] consultò e interrogò chi evoca gli spiriti, e non consultò YHWH

Questo giudizio divino esclude ogni possibilità che Saul abbia parlato davvero con Samuele: egli non cercò Dio, ma si espose a un inganno demoniacoSaul non vide nulla: fu la donna a dire ciò che vide; fu lei a prestare voce all’apparizione. Il racconto biblico non lascia spazio a dubbi: il dialogo è interamente filtrato, manipolato, falsato. Il «Samuele disse» non è la parola di un profeta, ma la voce di una medium posseduta, strumento di un inganno orchestrato da spiriti impuri (Lev. 19,31; Is. 8,19-20). Non è Dio a parlare per mezzo dei morti, ma il demone travestito da profeta. E Saul, nel suo stato di ribellione, fu preda perfetta per un simile inganno.

7. Apocalise 16,14: i demoni ingannano i re della terra

Il caso di Saul è più che un avvertimento: è un paradigma. In Ap. 16,14, il veggente Giovanni descrive spiriti demoniaci che si aggirano tra i re della terra per radunarli alla battaglia del gran giorno. È lo stesso schema che si ripete a En-Dor: un re disubbidiente, un inganno spirituale, una battaglia imminente e una tragica fine. Prima di cadere a Ghilboa, Saul cade nella rete di un inganno demoniaco, confezionato su misura per la sua ribellione.

Il profeta Isaia aveva già ammonito con chiarezza cristallina:

Se vi si dice: "Consultate gli spiriti e i negromanti" [...] rispondete: "Un popolo non dovrebbe forse consultare il suo Dio?" (Is. 8,19-20)

Ma Saul, sordo alla voce di Dio e affamato di risposte, si volse al silenzio degli abissi anziché alla voce del Cielo. Rifiutando il Dio vivente, aprì la porta all’ingannatore. E ciò che ne seguì fu un messaggio di disperazione e una morte annunciata. Così, l’esperienza di Saul si staglia come un tragico avvertimento profetico: chi rifiuta la luce, si espone inevitabilmente alle tenebre; e chi disprezza la verità, diventa terreno fertile per la menzogna.


Conclusione: una lezione eterna sul discernimento spirituale

Il racconto di Saul e della strega di En-Dor non è un enigma oscuro della Scrittura, ma un potente monito inciso nel testo sacro con severa chiarezza. È una denuncia profetica contro l’occultismo travestito da ricerca spirituale, contro la disperazione che si sostituisce alla fede, contro la cecità di chi, respinto da Dio, tenta di forzare le porte del Cielo passando per le vie dell’inferno.

Dio non parla tramite i morti. Egli non si contraddice, non viola la Sua stessa Torah, non si serve degli strumenti dell’abominio per trasmettere la Sua volontà eterna. Ogni tentativo di cercare guida o rivelazione attraverso i defunti non è luce, ma tenebra; non è profezia, ma inganno.

Quel “Samuele” apparso a Saul non era il profeta di Dio, ma il travestimento astuto del nemico delle anime, pronto a suggellare la sorte di un re che aveva scelto la ribellione invece della resa, il silenzio dei morti invece della voce del Vivente.

Ogni cristiano fedele alla Parola è chiamato a rigettare con fermezza e discernimento ogni dottrina, ogni esperienza, ogni voce che tenti di legittimare il contatto con i morti come via di conoscenza spirituale. Non c’è rivelazione autentica al di fuori del Dio vivente, e non c’è verità nell’abisso da cui Dio ci ha redenti.


Video di riferimento



Per un ampio approfondimento demonologico, consiglio la lettura del mio trattato sulla Demonologia Biblica.

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