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Yeshua parlava il linguaggio dei segni

Chi ha orecchi da udire, oda. Ma anche chi non li ha, Dio sa parlare lo stesso.
22 maggio 2025 di
Yeshua parlava il linguaggio dei segni
Yeshivat HaDerek, Daniele Salamone
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Introduzione

Uno degli aspetti più commoventi e straordinari del ministero di Yeshua è la Sua capacità di parlare a tutti, proprio a tutti, qualcosa che poi sarebbe stata maggiormente enfizzata con il dono dello Spirito Santo e, in particolare, con il charisma delle lingue per parlare alle genti. Egli non si è rivolto soltanto a coloro che potevano ascoltarlo con le orecchie o rispondergli con la voce. No, il Figlio dell’Uomo — il Logos eterno fatto carne — ha saputo incontrare anche chi non aveva voce per chiedere né udito per intendere. E lo ha fatto non solo con compassione, ma con intelligenza comunicativa, con sensibilità divina. È proprio nel racconto di Marco 7,33-34 che scopriamo un Yeshua sorprendentemente vicino a chi, nel silenzio, attendeva la Parola.

Yeshua, da precursore dello Spirito Santo, aveva il "charisma delle lingue" che fu poi dato agli apostoli? La Scrittura non ci fornisce esempi di questo tipo, ma ciò che è certo è che parlava il linguaggio dei segni in modo potente! Ma non per capriccio, non per imitare i guaritori del Suo tempo. Lo faceva per amore. Lo faceva per comunicare.


Gesti che parlano più delle parole

Marco racconta un episodio che merita di essere contemplato con lentezza:

Egli lo condusse fuori dalla folla, in disparte, gli mise le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; poi, alzando gli occhi al cielo, sospirò e gli disse: «Effatà!» che vuol dire: «Apriti!»

A uno sguardo superficiale, questi gesti potrebbero sembrare bizzarri o ritualistici. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che si tratti di antichi gesti terapeutici. Ma questa interpretazione, a mio avviso, è povera e riduttiva. La Scrittura non ci mostra un taumaturgo qualunque, ma il Messia: il Santo d’Israele, YHWH in persona, il Verbo incarnato, Colui che «comanda al vento e al mare» e che con una sola parola può risuscitare i morti. Egli non aveva bisogno di gesti per guarire. Ne aveva bisogno, semmai, per comunicare.

  • Yeshua prende l’uomo in disparte: lo sottrae al clamore, come a voler dire “ora sono solo con te”.
  • Poi tocca le orecchie: sta annunciando che presto quelle orecchie si apriranno: "le tue orecchie fra poco udranno".
  • Poi tocca la lingua con la saliva: ovvero, prima Yeshua si tocca la lingua con il dito per poi toccare la lingua del sordomuto: "tu fra poco parlerai".
  • Guarda il cielo: mostra da dove proviene l’autorità che sta esercitando: "Adesso, il Padre ti restituirà la voce e l'udito".
  • E infine sospira: un respiro carico di compassione, quasi una preghiera non detta, e pronuncia: Effatà!

Questi gesti sono una lingua. Sono il linguaggio dei segni dell’amore di Dio.

Provate a mettervi nei panni di quell’uomo. Vedete il Rabbi che si avvicina. Non potete udirlo. Non potete parlarci. Ma iniziate a “leggere” quei gesti: le dita nelle orecchie, il tocco sulla lingua, lo sguardo al Cielo, il respiro profondo. È come se Yeshua stesse dicendo con i segni:

Ora Io ti apro le orecchie, ti restituisco la voce. Il Cielo me lo ha dato, e ora tu lo ricevi.

«Guardare il cielo» non va inteso solo come un gesto di rivolgere lo sguardo verso il cielo azzurro, ma può essere considerato come un caso di "circonlocuzione", ovvero un modo letterario per riferirsi a Dio senza menzionarlo esplicitamente.

  • In un mondo in cui si grida per farsi ascoltare, Yeshua comunica con il silenzio.
  • In un tempo in cui si cerca potere attraverso le parole, Yeshua guarisce con il gesto.

Nel cuore di un uomo che non poteva sentire, Yeshua ha inciso la Parola della vita.


Conclusione

Il miracolo dell’Effatà non è solo una guarigione fisica. È una lezione di comunicazione spirituale. È la rivelazione di un Dio che non si ferma all’apparenza, che non si limita ai canali usuali, ma che sa parlare anche nel linguaggio dei segni, nel linguaggio dell’anima. Yeshua non ha mai imposto formule, non ha mai standardizzato la grazia. A ciascuno si è rivolto in modo unico. Ai ciechi ha dato la vista. Agli oppressi, la libertà. Ai peccatori, il perdono. E ai sordomuti… ha offerto un dialogo visivo, fatto di gesti, di tocchi, di sguardi e sospiri.

Noi che oggi possiamo ascoltare la Sua Parola, impariamo da Lui. Impariamo a non dare mai per scontato il potere della comunicazione amorevole. Impariamo che ogni gesto, se guidato dallo Spirito, può essere profezia anche quando la bocca è chiusa. Che anche il silenzio può essere eloquente, se è abitato dalla presenza del Messia.

👣Invito all'azione
«Effatà», disse Yeshua. E ancora oggi lo dice a ognuno di noi. Apriti.
  • Apriti alla comprensione.
  • Apriti alla compassione.
  • Apriti a un Dio che non ha bisogno di parole per farti capire che ti ama.
E se anche tu un giorno non potessi più parlare o sentire, ricordati: il Cielo ha imparato il linguaggio dei segni, per te. Perché l’Amore vero, quello divino, trova sempre un modo per farsi capire.
Chi ha orecchi da udire, oda. Ma anche chi non li ha, Dio sa parlare lo stesso.

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