Shalom sorella Gloria, il quesito che poni è molto interessante.
Giovanni li chiama «razza di vipere» non per un giudizio personale, ma per sottolineare l'ipocrisia della loro posizione. Essi, infatti, pensavano di essere già salvati semplicemente per essere membri del popolo di Israele (come, purtroppo, persino molti presunti messianici pensano), senza una vera trasformazione interiore o ravvedimento. Questo pensiero era un errore che Giovanni smascherava.
Il richiamo di Giovanni all'ira futura è molto potente e si ricollega al concetto biblico dell'ira di Dio come giudizio contro il peccato (Rom. 1,18). Per i farisei e sadducei, la salvezza non dipendeva dal ravvedimento, ma dalla certezza di essere "il popolo eletto" a causa della loro discendenza e dei rituali esterni, come il sacrificio animale. Questo è un tema che viene enfatizzato anche nella predicazione di Yeshua, che rimprovera spesso i leader religiosi per il loro atteggiamento formale e ritualista, senza una vera conoscenza e applicazione della fede in Dio.
Il battesimo che Giovanni amministrava era, infatti, simbolico di un ravvedimento profondo. Non era un rituale che si basava sull'osservanza esteriore della Torah, ma sull'ammissione del peccato e sulla preparazione per il Messia che stava per venire. Quando Giovanni menziona «sfuggire l’ira futura», sta chiaramente affermando che non è più sufficiente affidarsi al sangue dell'agnello pasquale, ma che la salvezza arriva attraverso il ravvedimento e l’accoglienza di Colui che sarebbe il vero Agnello di Dio, Yeshua, il quale avrebbe preso su di Sé i peccati del mondo (Giov. 1,29).
Il parallelismo che proponi tra il sangue dell'agnello nell'Esodo e il sangue di Yeshua è estremamente significativo. In Esodo, il sangue dell'agnello sacrificato sugli stipiti delle porte segnava la salvezza dei primogeniti israeliti durante la notte della morte degli egiziani. Questo sangue, che salvava fisicamente dal giudizio divino, prefigura il sangue di Yeshua, che salva spiritualmente dalla morte eterna, proteggendo chi si ravvede e accoglie il Suo sacrificio.
Pertanto, sì, è corretto interpretare il messaggio di Giovanni come un avvertimento ai farisei e sadducei che la salvezza non è più legata al sangue dell'agnello sacrificato secondo la Legge, ma al sangue di Yeshua, che è l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo. La loro convinzione di essere già "salvi" per la sola appartenenza a Israele (il cosiddetto legalismo salvifico) era una visione errata che non era presente nemmeno nell'originale visione dell'Antico Patto (dove anche per la Torah la salvezza è per grazia e non per opere; le opere avevano un altro scopo che già conosci e ho illustrato nel mio libro che hai letto) che necessitava di essere corretta dalla chiamata al ravvedimento e alla fede in Yeshua, l’unico che poteva veramente liberarli dall'ira di Dio.
Questo, poi, trova conferma anche in altri passi dei Vangeli, dove Giovanni stesso proclama:
Io vi battezzo con acqua per il ravvedimento, ma Colui che viene dopo di me è più potente di me; Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con fuoco (Mt. 3,11)
Qui si fa chiaro che il battesimo di Giovanni non è il fine, ma piuttosto un preparativo per l'incontro con il Messia, che avrebbe offerto una salvezza definitiva (con lo Spirito Santo) e un giudizio per gli empi (con fuoco).