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Il Salmo del Pastore: conforto eterno nell'intimità con Yeshua

15 aprile 2025 di
Il Salmo del Pastore: conforto eterno nell'intimità con Yeshua
Gesnot Christine
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YHWH è il mio Pastore: nulla mi manca. Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme. Egli mi ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome. Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché Tu sei con me; il Tuo bastone e la Tua verga mi danno sicurezza. Per me Tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca. Certo, beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella casa di YHWH per lunghi giorni.

Nella Sua perfetta sapienza e infinita provvidenza, La Parola (Yeshua) ci ha lasciato il Salmo 23 come gemma di consolazione, rifugio per l’anima nei giorni in cui il cielo sembra chiuso e il sentiero oscuro. Non sorprende che questo canto sia sgorgato dal cuore di Davide, il dolce cantore d’Israele, che conobbe la solitudine dei pascoli ben prima di indossare la corona (1 Sam. 16,11-13). Da pastore di pecore, Davide imparò a riconoscere la voce del Pastore Supremo, e da quella scuola nacque un’intimità spirituale senza pari.

Yeshua, il Pastore fedele e presente

Yeshua si rivela come il Pastore fedele (Giov. 10,11), Colui che conosce ogni membro del Suo gregge per nome e si prende cura di ciascuno con premura divina. Il Suo amore non è mai generico, ma personale, diretto, incrollabile. Quando il cuore è smarrito, troviamo conforto nella certezza che Dio non mente, né si pente come l’uomo (Num. 23,19), e ciò che Egli ha promesso, Egli lo compirà (Is. 46,10-11).

Le Sue vie non sempre sono comprensibili, ma sono perfette (Deut. 32,4). Anche nei momenti di maggior silenzio, Egli è presente: guida invisibile ma reale, bussola nei deserti dell’anima. Se lo cerchiamo con cuore sincero, Egli si lascia trovare (Ger. 29,13), e spesso si rivela proprio nei modi più inattesi, nelle pieghe dell’umano dolore. Tuttavia, la guida del Pastore richiede che Lo mettiamo al centro — non alla periferia — della nostra vita, amandolo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze (Deut. 6,5).

Il mio Pastore: una relazione personale e trasformante

Non si tratta soltanto del Pastore del popolo d’Israele, ma del mio Pastore (Sal. 23:1). La relazione con Lui è personale, intima, trasformante. Chi ripone fede in Yeshua non è mai un volto tra i tanti, ma un’anima profondamente conosciuta (Giov. 10,14). Egli non fa preferenze (At. 10,34), e non dimentica nessuno dei Suoi: se una pecora si smarrisce, lascia le novantanove per cercarla (Lc. 15,4-6). Conosce le nostre fatiche, le nostre lacrime, le nostre fragilità più segrete.

Il bastone e la verga del Pastore non sono strumenti di costrizione, ma di amorevole correzione (Eb. 12,6). Non sono armi di castigo, ma segni della Sua guida e protezione. Anche quando ci corregge, lo fa con la tenerezza di un Padre e mai con la cattiveria di un tiranno, affinché possiamo vivere (Prov. 3,11-12). Non dobbiamo temere la Sua disciplina, perché essa è frutto di un amore che rifinisce, come il vasaio plasma l’argilla (Ger. 18,6).

Yeshua conosce in prima persona le fatiche del pellegrinaggio terreno. Ha condiviso il nostro dolore, le nostre tentazioni, le nostre umiliazioni (Eb. 4,15). Non ci osserva da lontano, ma cammina con noi (Mt. 28,20), e ha già vinto ciò che noi ancora combattiamo (Giov. 16,33). Per questo, possiamo avere piena fiducia nella Sua guida.

Riposo nella Sua presenza

Nel versetto d’apertura, ci è promesso che non mancheremo di nulla (Sal. 23,1). Ma questa promessa è per coloro che ascoltano la Sua voce e Lo seguono (Giov. 10,27). Solo il discepolo fedele entra nel riposo del Pastore, perché la Sua pace non è di questo mondo (Giov. 14,27), ma supera ogni intelligenza (Flp. 4,7). Egli ci conduce ai pascoli erbosi e alle acque calme (Sal. 23,2), e lì ristora la nostra anima stanca, non solo con il nutrimento fisico, ma con una pienezza che sazia lo spirito.

In ogni tempesta, Yeshua è il rifugio (Sal. 46,1), e chi dimora nella Sua ombra non sarà mai scosso (Sal. 91,1). Nella Sua presenza c’è abbondanza di gioia e delizie eterne (Sal. 16,11). Le benedizioni che ci attendono nella Sua casa non sono meramente materiali: sono luce, pace, rivelazione, intimità. È lì, nella dimora eterna del Pastore, che il cuore trova la sua patria. Ma quel luogo è destinato a chi desidera davvero restarvi (Giov. 14,2-3; Ap. 21,3-4).

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