Introduzione
Abbiamo contemplato, attraverso l’analogia del fenomeno dell’interferenza tra onde — siano esse elettromagnetiche o sonore — come il cuore che si accorda al battito divino sia un cuore in risonanza con la frequenza del Cielo: un cuore che non solo ascolta, ma obbedisce; che non solo percepisce, ma si conforma alla volontà del suo Creatore. In questa scia di riflessione, desidero ora approfondire il significato del “camminare con Dio” e discernere le sue implicazioni nella quotidianità del credente.
Sarà una breve serie di tre articoli, semplici nella forma ma densi nel contenuto, in cui ricorreremo ad analogie tratte dal mondo della scienza per gettare luce su concetti che, seppur profondi, rischiano di rimanere avvolti nella nebbia dell’astrazione. L’intento è di rendere accessibile ciò che è alto, e concreto ciò che spesso si pensa lontano.
Camminare con Dio
Camminare con Dio è più che un semplice atteggiamento devoto: è il segreto di una comunione profonda, costante, trasformante. È vivere ogni passo sotto lo sguardo dell’Eterno, in armonia con il battito del Suo cuore. La Scrittura ci presenta figure come Enoc e Noè, uomini che, pur immersi in una generazione pervasa da tenebre e disordine morale, scelsero la via della luce: una vita orientata a piacere a Dio, distinta da obbedienza e intimità con il Creatore.
Chi cammina con Dio non segue il vento delle mode né l’impulso delle emozioni, ma si lascia guidare dallo Spirito Santo, camminando con rettitudine, abbracciando una condotta etica che riflette i valori del Regno. È un cammino di fede, di fiducia nelle promesse divine, di adesione concreta alla Sua volontà rivelata.
Dinamicità dello Spirito di Dio che vive e anima i credenti nel Corpo del Messia
Il verbo «camminare» racchiude in sé l’idea di moto, di avanzamento, di un percorso che non è mai statico. Allo stesso modo, lo Spirito — la Ruach — è movimento vitale, non semplice vento, ma respiro divino che soffia dove vuole, presenza viva e operante. Lo Spirito Santo non è un’energia impersonale, bensì Dio stesso, attivo nella creazione e presente in ogni battito dell’esistenza del credente. La Sua azione non conosce quiete: Egli è dinamismo puro, è Colui che vivifica, ispira, guida e unisce i redenti nel Corpo del Messia.
Anche le parole davar (parola) e ahavah (amore incondizionato), nella loro radice ebraica, contengono il senso profondo dell’azione continua. Sono termini che non descrivono semplici concetti, ma realtà vive e operanti. Dio è ahavah — «Dio è amore» (1 Giov. 4,8) — e Yeshua è la Davar incarnata — «la Parola fatta carne» (Giov. 1,1 ss). Questi non sono simboli astratti, ma Persone viventi della Triunità divina: Padre, Figlio e Spirito Santo, l’Eterno che si rivela, ama e cammina con l’uomo.
Analogia della luce
Entriamo ora nel cuore del nostro discorso, attingendo a nozioni fondamentali della fisica della luce, per lasciarci istruire dalla creazione e cogliere, attraverso di essa, frammenti della gloria del Creatore.
La luce, nella sua essenza fisica, è costituita da onde elettromagnetiche che si propagano in ogni direzione dello spazio. Ma non è un fenomeno qualunque: porta con sé caratteristiche uniche e misteriose, che la rendono affascinante agli occhi dello scienziato e profondamente evocativa agli occhi del credente:
- La luce è una costante universale: non cambia, non varia, non si adatta al contesto, ma resta la stessa ovunque, immutabile come un principio assoluto.
- Nulla può superare la velocità della luce, e la luce stessa non può rallentare: essa non possiede massa inerziale, non subisce freni né accelerazioni.
- La sua velocità è costante per definizione: non ha bisogno di alcuna forza per raggiungerla, e la mantiene indipendentemente dal tempo o dallo spazio.
- La velocità della luce rappresenta il limite invalicabile dell’universo: né la materia, né l’energia, né l’informazione, né la causalità possono andare oltre.
- Il fotone, particella elementare della luce, non conosce decadimento: ha "vita" infinita, e viaggerebbe all’infinito se non incontrasse ostacoli.
- Per la luce, il tempo si annulla: passato, presente e futuro sono simultanei, un tutt’uno istantaneo. Essa sembra contenere in sé l’intero spettro delle informazioni.
Queste verità, che a prima vista possono apparire complesse, ci restituiscono una visione sintetica: la luce è moto puro, non è limitata dal tempo, e nulla può arrestarla o superarla. E se volgiamo lo sguardo verso l’alto, ci accorgiamo che queste caratteristiche fisiche rievocano, in modo sorprendente, gli attributi di Dio: onnipotente, onnisciente, onnipresente, e Sovrano assoluto sull’universo.
Sin dal primo giorno della creazione, la luce appare come protagonista del disegno divino. Il Genesi ci mostra lo Spirito di Dio che aleggia — vibra, potremmo dire — sulla superficie delle acque (Gen. 1,2), e subito dopo Dio pronuncia la Sua Parola creatrice: «Sia luce!» (Gen. 1,3). La luce fu. Ma non era ancora la luce solare: gli astri non erano stati creati. Questa luce primordiale non scaturisce da una fonte materiale, bensì da Dio stesso. Al versetto 4 leggiamo che Dio separò la luce dalle tenebre: è il primo atto di ordine, la prima distinzione che genera armonia. Senza luce, l’universo resterebbe immerso nel caos. E non è forse questo che osserviamo anche in fisica? La luce è necessaria all’esistenza e all’equilibrio dell’universo. E il limite stesso della luce impedisce paradossi e confusione: se qualcosa fosse più veloce, l’effetto precederebbe la causa. Il risultato anticiperebbe la parola. Il caos avrebbe il sopravvento.
Ma Dio non è un Dio di confusione, bensì di pace e di ordine. «Dio è luce», afferma l'anziano Giovanni (1 Giov. 1,5), e altrove è scritto che «il Messia Yeshua è lo stesso, ieri, oggi e in eterno» (Eb. 13,8): immutabile nel tempo, come la luce che non muta. Yeshua stesso proclama: «Io Sono la luce del mondo» (Giov. 8,12), e aggiunge che «i cieli e la terra passeranno, ma le Mie parole non passeranno» (Mt. 24,35). La davar è eterna. Come eterno è l’amore – ahavah – che Dio è nella Sua essenza, e che non verrà mai meno.
Senza affermare che Dio sia, in senso letterale, la luce fisica, possiamo tuttavia riconoscere in essa un’ombra riflessa della Sua gloria. Le peculiarità della luce ci aiutano a intravedere, per analogia, gli attributi unici del Dio eterno, che illumina ogni cosa, mette ordine nel caos, e rivela la Sua presenza nel cuore di chi Lo cerca.
Camminare con Dio implica camminare nella luce ed essere figli di luce
Yeshua ci chiama a camminare nella luce, ad essere luce nel mondo e ad essere riconosciuti come figli della luce. In Giov. 1,4 è scritto che la Davar — la Parola, che è Yeshua — era la vita, e la vita era la luce degli uomini. È una luce che non si limita a illuminare l’esterno, ma penetra nelle profondità dell’anima, rivelando ciò che è vero, puro e conforme al cuore di Dio. E ancora, in Giov. 12,46, Yeshua afferma:
Io Sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in Me non rimanga nelle tenebre
La luce è vita, è ordine, è direzione. Le tenebre, al contrario, sono morte, disorientamento e caos. L’una è manifestazione del Regno di Dio, l’altra dell’assenza della Sua presenza.
L’analogia con le proprietà fisiche della luce ci aiuta a comprendere meglio la nostra identità spirituale: così come nulla può fermare o superare la luce, così il credente che cammina con Dio diventa portatore di una realtà incorruttibile e vittoriosa.
Essere figli di luce significa vivere in una relazione continua con Dio, camminando nella Sua verità, nella Sua giustizia, nella Sua grazia. In questo cammino, la Parola di Dio è la lampada che illumina il nostro sentiero, mentre lo Spirito Santo è l’olio che tiene accesa la fiamma. Senza la lampada non vedremmo, senza l’olio non arderemmo. Ma insieme, Parola e Spirito, ci guidano passo dopo passo verso il Regno eterno, che non conosce tramonto, e di cui il Messia è luce perpetua.
Conclusione
Come la luce percorre lo spazio con velocità costante, senza deviazioni né arresti, così anche noi, come figli di luce, siamo chiamati a camminare con Dio in una traiettoria costante di comunione, guidati dalla Sua Parola e illuminati dallo Spirito Santo. È un cammino che non conosce immobilità, ma è animato da una fedeltà perseverante, in cui i nostri cuori imparano a battere all’unisono con il cuore di Dio, in perfetta sintonia con la Sua volontà.
Come la luce non conosce fine, così anche noi, per grazia mediante la fede, abbiamo ricevuto la vita eterna: non un’esistenza qualunque, ma una vita che nasce dalla luce e che nella luce dimora.
Che il Signore, mediante la Sua Davar, continui a rischiarare il nostro sentiero, conducendoci verso il Suo Regno che non avrà mai fine. E che, nella costante comunione con il Dio vivente, possiamo essere strumenti della Sua luce, affinché altri, vedendo in noi il riflesso del Messia, siano attratti a Lui, Luce vera, benedetto in eterno.
La prossima settimana continueremo con la seconda parte.