Introduzione
Il profeta Daniele, esule in Babilonia, aveva attraversato il regno di due sovrani, Nabucodonosor II e suo figlio Belshazar, e ora serviva sotto il dominio di Dario (Dan. 1,1; 5,30-31; 6,1). A lui fu concesso di ricevere la rivelazione divina sui cicli della dominazione pagana che si sarebbero susseguiti nel tempo, fino al giorno in cui il Supremo Conquistatore, Yeshua, avrebbe annientato ogni potere terreno (Dan. 2,44; 7,13-14). Nel compiersi del Suo trionfo, Egli avrebbe ridotto in polvere i regni degli uomini, stabilendo il Suo Regno eterno e benedicendo il Suo popolo nel glorioso millennio della pace e della giustizia (Ap. 11,15; 19,11-16; 20,4).
Daniele uomo di preghiera
Daniele fu sempre un uomo di preghiera, e con il trascorrere degli anni non intese affievolire il ritmo della sua adorazione verso YHWH. Anzi, la sua avanzata età non fece che consolidare la sua dedizione. Promosso al più alto ufficio del regno, eccelleva su tutti i prefetti e satrapi per la sapienza e l’integrità che Dio gli aveva concesso (Dan. 6,1-3).
Nonostante le responsabilità della sua carica, Daniele non permise mai che i suoi impegni lo distogliessero dalla comunione con l’Altissimo: tre volte al giorno metteva da parte ogni obbligo terreno per inginocchiarsi dinanzi a Dio, da cui attingeva saggezza, direttive, messaggi e profezie (Dan. 6,10). Ogni rivelazione gli fu concessa in ginocchio, in un dialogo intimo con il Sovrano dei cieli.
Daniele rappresenta quindi un modello esemplare per tutti i credenti in Yeshua: la sua fedeltà ci ammonisce sull’importanza della preghiera come ministero primario, soprattutto nei tempi di tenebra in cui viviamo. Quando Nabucodonosor II decretò la morte dei savi di Babilonia, Daniele non si abbandonò allo sconforto, ma chiamò i suoi compagni a unirsi in supplica, gridando a YHWH per ottenere misericordia (Dan. 2,17-18).
La sua preghiera risuonò con parole di lode e di profonda consapevolezza della sovranità divina:
Sia benedetto YHWH per sempre, eternamente, perché a Lui appartengono la sapienza e la forza. Egli alterna i tempi e le stagioni, depone i re e li innalza, dà sapienza ai savi e il sapere agli intelligenti. Egli svela le cose profonde e nascoste, conosce ciò che è nelle tenebre e la luce abita con Lui (Dan. 2,20-22)
Questa invocazione rivela una fiducia incrollabile in YHWH, il Sovrano assoluto che governa la storia e il destino dei popoli.
Lo stesso zelo per la verità si manifestò quando Daniele si trovò dinanzi al re Belshazar. Non ammorbidì il messaggio divino per compiacere il monarca, poiché il tempo trascorso in ginocchio gli aveva reso chiaro ciò che il re e la sua gente avevano bisogno di udire (Dan. 5,22-28). Per la sua franchezza e per la sapienza con cui interpretò la scritta sul muro, fu elevato alla massima autorità dopo il re stesso (Dan. 5,29), similmente a Giuseppe che fu elevato al secondo rango d’Egitto grazie alle sue spiccate attitudini alla guida amministrativa e interpretazione dei sogni.
La preghiera scuote l’abisso
La vita di Daniele non fu esente da pericoli, perché chiunque si consacra alla preghiera diventa un bersaglio della geenna. Il diavolo conosce il potere della comunione con Dio e farà tutto il possibile per ostacolare le suppliche dei santi. Le preghiere di Daniele scuotevano i regni delle tenebre al punto che il nemico dovette ordinarne la rovina, affinché tacesse la voce che intercedeva presso l’Altissimo.
Per soffocare la sua devozione, satana moltiplicò gli impegni del profeta e mise contro di lui l’intero apparato governativo di Babilonia (Dan. 6,4-5). Così come accadde a Daniele, anche noi credenti in Yeshua siamo bersaglio di simili astuzie: il nemico cerca di sommergerci in occupazioni e affanni, sottraendo loro il tempo prezioso da trascorrere alla presenza dell’Eterno. Egli sa bene che un cuore affannato e privo di comunione con Dio si indebolisce, e con il passare del tempo rischia di smarrire le proprie convinzioni e di perdere la forza spirituale.
Per questo, la vita di Daniele ci ammonisce sull’importanza di vegliare e di custodire la preghiera come respiro dell’anima, affinché nessuna strategia dell’avversario possa privarci della nostra relazione con YHWH.
Conclusione
Daniele sapeva che non avrebbe potuto sopravvivere neanche un giorno senza la preghiera, e per questo non la trascurò mai, nemmeno quando il peso delle responsabilità si fece gravoso. In un’epoca di apatia spirituale, in cui il popolo di Dio si era lasciato intorpidire, egli rimase saldo, consacrando ogni suo sforzo all’Altissimo. Il suo esempio risuona ancora oggi come un richiamo per tutti coloro che desiderano camminare fedelmente con YHWH.
Disciplina e perseveranza nella preghiera non sono facili da mantenere, perché sia la carne che le forze delle tenebre cospirano per ostacolare questo tempo di intimità con Dio. Tuttavia, proprio nei momenti più oscuri, YHWH trovò in Daniele un uomo pronto a intercedere. E allo stesso modo, ai nostri giorni, Egli cerca uomini e donne dal cuore saldo, studiosi diligenti della Sua Parola, capaci di discernere la rovina morale della loro nazione e della loro comunità di fede.
Chi ha occhi per vedere la decadenza spirituale che avanza, si inginocchi dinanzi al Signore e gridi con sincerità:
Oh Signore, mostrami dove mi sono allontanato, dove ho mancato, e aiutami ad affrontare questa situazione. Qualsiasi cosa io debba affrontare, o Dio, fa’ che io rimanga in ginocchio!