Parashah (Genesi 23,1.17-18; 24,1-4.67)
Introduzione
Sarah, moglie di Abraamo, è l’unica donna nella Scrittura di cui vengono citati gli anni di vita (Gen. 23,1). La sua bellezza non era solo esteriore, ma anche interiore: ella si distinse per umiltà, obbedienza, devozione e sottomissione al marito (1 Pt. 3,5-6), ma altresì per risolutezza e autorità quando necessario. Era profetessa (Gen. 21,12) e, come molte mogli dei patriarchi, sterile fino all’intervento divino (Gen. 11,30; 18,11). Dieci anni più giovane di Abraamo, è l’unica donna nella Bibbia a cui Dio cambiò il nome: da Sarai (mia principessa) a Sarah (principessa, Gen. 17,15-16). Con Abramo (padre esaltato), che divenne Abraamo (padre di una moltitudine, Gen. 17,5), fu partecipe della benedizione divina e del compimento della promessa.
Sarah figura nell’elenco degli eroi della fede (Eb. 11,11), dove si afferma:
«Per fede anche Sarah, benché fuori di età, ricevette forza di concepire, perché ritenne fedele Colui che aveva fatto la promessa».
Il paradosso della Parashah
La parashah prende il nome dagli anni di Sarah, ma il racconto inizia con la sua morte (Gen. 23,1). Un paradosso? No! Ogni parola della Scrittura ha un senso profondo.
Sarah fu la prima donna ebrea sepolta nella Terra di Canaan, e la sua morte sancì il primo possedimento ufficiale nella Terra Promessa. Abraamo insistette nell’acquisto del campo di Macpela per ratificare giuridicamente la promessa divina (Gen. 23,17-18). Pagò un prezzo elevato, ma da una tomba iniziò la conquista della Terra, così come da una tomba vuota iniziò la conuquista e redenzione del mondo (Mt. 28,6).
L’età di Sarah e di Isacco
Il testo ebraico suddivide l'età della matriarca di 127 anni (Gen. 23,1) in tre fasi emblematiche:
«La vita di Sarah fu di cento, e venti e sette anni. Tanti furono gli anni della sua vita».
- 100 anni. A 65 anni entra con Abraamo in Canaan; dopo dieci anni senza figli, secondo l’usanza e le leggi dell'epoca, concede Agar ad Abraamo (Gen. 16,1-3); a 90 anni riceve la promessa divina e concepisce Isacco (Gen. 18:10-14, 21:1-3).
- 20 anni. Il tempo in cui gode della giovinezza del figlio della promessa.
- 7 anni. Numero di completezza, a significare il compimento del piano divino.
Isacco e il parallelo con Yeshua
Isacco viene solitamente rappresentato come un adolescente nel giorno in cui stava per essere sacrificato. Ma potrebbe stupire sapere invece che doveva avere circa 37 anni! Come arriviamo a questo dato? Possiamo dedurlo dai calcoli basati sulla durata della vita di Sarah:
- Isacco nasce quando Sarah ha 90 anni, morendo 37 anni dopo a 127 anni.
- L’anno di morte di Sarah coincide molto probabilmente con lo stesso anno in cui Isacco si trova presso il monte del sacrificio, e si apprende della notizia della sua morte dopo questo episodio.
- La legatura di Isacco, nota come עקדה (‘aqedah), è descritta in Gen. 22. Questo episodio non è solo un momento fondamentale nella vita di Isacco, ma rappresenta anche una profonda ombra profetica del sacrificio di Yeshua (Giov. 3,16) dove si parla dell’amore di Dio Padre che ha dato il Suo unico Figlio per la salvezza del mondo.
Il numero 37, legato all’età di Isacco in questo evento, ritorna in modo significativo anche nella vita di Yeshua. Basandoci su studi storici comparandoli con le informazioni fornite dai Vangeli, la nascita di Yeshua è collocabile tra il 6 e il 4 a.C., e considerando che la Sua crocifissione avvenne intorno all’anno 30 d.C., si può stimare che avesse circa 37 anni al momento della Sua morte (Mt. 27,50; Mc. 15,37). Questo parallelo suggerisce un forte legame profetico tra la legatura di Isacco e il sacrificio del Messia, sottolineando come la storia del secondo patriarca anticipi il piano di redenzione realizzato in Yeshua.
Sarah e il parallelo con Miriam
Un altro elemento interessante è il ruolo centrale delle figure femminili in questi eventi. Sarah, madre di Isacco, e Miriam, madre di Yeshua, sono entrambe strumenti essenziali nel piano divino. Sarah ha dato alla luce il figlio della Promessa, mentre Miriam ha portato nel mondo il Figlio Promesso. La loro importanza sottolinea il valore della donna nel progetto di Dio, come si vede anche nelle parole dell’angelo a Miriam in Lc. 1,38, dove lei accetta con fede il suo ruolo, e nella profezia di Simeone al v. 35, che annuncia il dolore che avrebbe accompagnato la sua missione di madre del Messia.
Questi elementi, intrecciati tra loro, rivelano un disegno in cui la storia della Torah prefigura gli eventi della redenzione, mostrando la coerenza e la profondità del piano di Dio.
Haftarah (1 Re 1,1-31)
L’importanza della figura femminile nella Scrittura
Sarah non fu solo una moglie obbediente e una madre amorevole, ma anche una donna di discernimento e determinazione. Quando vide Ismaele deridere Isacco, comprese il pericolo che rappresentava per il figlio della Promessa e chiese ad Abraamo di allontanare Agar e suo figlio. Non fu una richiesta dettata da gelosia, ma dalla consapevolezza del piano divino. Dio stesso confermò le sue parole, dicendo ad Abraamo di ascoltarla, poiché Isacco era l’erede della Promessa (Gen. 21:9-12).
Un episodio simile si trova nella storia di Bat-Sceba, madre di Salomone, che agì con saggezza per proteggere il diritto del figlio al trono. Quando Adonia cercò di usurpare il regno, Bat-Sceba, guidata dal profeta Natan, intervenne presso re Davide per confermare che Salomone era il legittimo successore (1 Re 1,11-31).
Entrambe queste donne non furono spettatrici passive, ma strumenti attivi nelle mani di Dio per l’adempimento del Suo piano. La Scrittura dimostra così che le donne, pur nel loro ruolo di madri e mogli, hanno una responsabilità spirituale significativa e possono essere determinanti nella protezione e nella realizzazione delle promesse divine.
Besorah (Efesini 5,25-27)
Isacco e Rebecca: un’ombra profetica
Il matrimonio tra Isacco e Rebecca è un’immagine profetica della relazione tra il Messia e la Sua Kehillah, la comunità dei redenti (Ef. 5,25-27). Così come Abraamo si preoccupò di trovare una sposa per Isacco e inviò il suo servo nella terra dei suoi padri per cercarla (Gen. 24:1-4), allo stesso modo il Padre celeste sta preparando una Sposa per il Suo Figlio.
Rebecca, scelta per Isacco, accettò di seguirlo senza esitazione e, prima di sposarlo, entrò nella tenda di Sarah per prepararsi (Gen. 24,67). Questo dettaglio suggerisce che la sposa non solo viene scelta, ma deve anche essere pronta ad accogliere lo sposo. Analogamente, la Kehillah di Yeshua è chiamata a prepararsi per il Suo ritorno, vivendo in santità e vigilanza.
Nessuno conosce il momento esatto di questo incontro glorioso, se non il Padre stesso (Mt. 24,36). Nel frattempo, Yeshua si interroga sullo stato spirituale della Sua Sposa:
«Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc. 18,8)
Questa domanda ci esorta a rimanere fedeli, aspettando con cuore puro il ritorno del nostro Re.
Conclusione
In questa parashah emergono due figure femminili straordinarie: Sarah e Rebecca. Entrambe si distinguono per virtù e bellezza interiore. Sono donne e mogli che onorano i loro mariti in obbedienza e sottomissione, ma che sanno anche prendere decisioni fondamentali per il piano divino. Sarah non è una figura secondaria rispetto ad Abraamo, ma una cooperatrice essenziale (Gen. 17,16). La sua sterilita, vista come una maledizione secondo l’uomo antico, diviene la testimonianza della potenza di Dio (Gen. 21,6-7), rendendola madre delle nazioni e matriarca del Messia.
Possa Sarah essere un modello per ogni donna e moglie. Come dice il saggio di Prov. 31,10-11:
«Una donna virtuosa chi la troverà? Il suo pregio sorpassa di molto quello delle perle. Il cuore di suo marito confida in lei»
Lo Sposo attende la Sua amata: prepariamoci con virtù e santità per essere trovati pronti (Ap. 19,7-8).
Guarda la parashah del moreh (19/11/2022)
Per approfondire questa parashah, si consiglia la lettura del Nuovissimo Commento alla Torah dedicato al Genesi.