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Parashat Noach (6,9—11,32)

L'Arca della redenzione e il giudizio di Dio
1 febbraio 2025 di
Parashat Noach (6,9—11,32)
Marco Manitta
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Parashah (Genesi 6,9-13)

Introduzione

Questa è la posterità di Noè. Noè fu un uomo giusto, integro ai suoi tempi; Noè camminò con Dio (Gen. 6,9)

Così inizia la Parashat Noach (Noè), dove Noach è il personaggio principale di questa porzione della Torah. Siamo in un contesto storico cruciale: Dio, vedendo che la malvagità sulla terra aveva raggiunto il culmine, decreta di distruggerla mandando un diluvio di acque. In ebraico, “mabùl” significa qualcosa di catastrofico, che va oltre il concetto di semplice diluvio o pioggia torrenziale (6,5; 6,11-13).

Il giudizio di Dio e l'invito al ravvedimento

Il giudizio di Dio, tuttavia, non dev'essere interpretato come impulsività o ira cieca. È piuttosto un avvertimento amorevole verso la Sua creatura, affinché l’uomo potesse fare teshuvah, cioè tornare nelle vie di YHWH. Dio concede all’uomo 120 anni per ravvedersi (6,3). Inoltre, Egli sceglie Noach per costruire un’arca, attraverso la quale avrebbe salvato lui, la sua famiglia e le creature viventi dall’imminente mabùl di acque (6,14-18).

Noach era considerato un uomo giusto e integro, uno tzaddiq rispetto alla sua generazione malvagia, un uomo che «camminò con Dio» (6,9). Noach trovò grazia agli occhi di Dio (6,8). Il nome Noach, in ebraico, significa «quiete», «riposo» o «conforto», ed egli fu un uomo di sostegno morale. Agendo per fede, Noach ubbidì e costruì l’arca. In Gen. 6,22 è scritto:

Noè fece così; fece tutto quello che Dio gli aveva comandato.

Lo stesso si conferma in 7,5. Questo atto di ubbidienza gli fu attribuito come giustizia, sebbene «non c’è nessun giusto, neppure uno» (Rom. 3,10-18). In Eb. 11,7 leggiamo infatti: 

Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, con pio timore preparò un’arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede.

L'Arca, simbolo della redenzione in Yeshua

Noach fu dunque lo strumento scelto da Dio per avvertire l’umanità delle Sue intenzioni. L’arca rappresentò il mezzo con cui Dio salvò Noach, la sua famiglia e gli animali. La narrazione del diluvio racchiude un significato messianico profondo: Dio decreta il giusto giudizio a causa della malvagità dell’uomo, ma nella Sua misericordia concede tempo per il ravvedimento e fornisce una Via di salvezza. L’arca simboleggia Yeshua: entrando nell’arca, Noach riceve la grazia di Dio. Il mabùl rappresenta il «battesimo», che è giudizio per chi è fuori dall’arca e redenzione per chi è dentro.

Yeshua ci ha avvisato duemila anni fa che gli ultimi tempi, che precedono il Suo ritorno per l’instaurazione del Suo Regno millenario, saranno «come ai giorni di Noach». Questo dovrebbe far riflettere i credenti. Il piano di redenzione di Dio è stato rivelato, la Torah è stata consegnata e molte profezie bibliche si sono adempiute alla lettera. Yeshua, con il Suo sacrificio, è la nostra «Arca» per scampare all’ira avvenire di Dio, poiché in Lui possiamo ricevere il perdono e la remissione dei peccati.

Besorah (Marco 9,40-50)

Il sale della terra a la purezza spirituale

In Mc. 9,40-50, Yeshua, insegnando ai discepoli, ci avverte di non essere di intralcio né ai piccoli (i neofiti nella fede) né a noi stessi. Usa l’esempio delle membra del corpo che ci fanno peccare. Con l’espressione:

Ognuno dev'essere salato con il fuoco e ogni sacrificio dev'essere salato con il sale (v. 49)

Yeshua enfatizza che i discepoli devono essere “sale buono” e non insipido. Nel sistema sacrificale levitico, il sale non era solo un condimento, ma aveva un significato pratico e spirituale: quando gettato per terra, rimuoveva le erbacce infestanti dai sentieri, rendendoli percorribili. Allo stesso modo, spiritualmente, il sale rimuove gli ostacoli che impediscono agli uomini di incontrare Dio. Chi si accosta a Yeshua, la Parola incarnata, riceve il perdono dei peccati e sfugge all’ira di Dio, evitando la geenna (Is. 66,24), simbolo del giudizio divino.

Conc​lusione

Come “predicatori di giustizia”, siamo chiamati a essere, come Noach, il «sale della terra» per invitare le persone a salire nell’Arca, che è Yeshua. Siamo chiamati a evangelizzare, dare testimonianza e offrire sostegno morale. Gli animali nell’arca possono simboleggiare coloro che ricevono la salvezza credendo in Yeshua, secondo la visione di Pietro della tavola imbandita descritta in At. 10. Dio ha tanto amato il mondo che ha dato un’Arca di salvezza (Suo Figlio), affinché chiunque entri nell’Arca (creda in Lui) non perisca, ma abbia la vita eterna e non subisca il mabùl avvenire, non più di acque bensì di fuoco!


Guarda la parashah del moreh (29/10/2022)


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