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Yeshua, vero uomo e vero Dio | parte 3

Per la redenzione e la trasformazione dell’umanità.
29 aprile 2025 di
Yeshua, vero uomo e vero Dio | parte 3
Marco Manitta
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Introduzione

Nel chiudere questa breve ma densa serie di riflessioni, volgiamo ora lo sguardo verso uno dei misteri più profondi e controversi della fede: la duplice natura di Yeshua. Ancora una volta, è la luce a venirci incontro come maestra silenziosa. Essa non solo illumina, ma insegna. Essa stessa possiede una doppia natura — e proprio in questo paradosso fisico possiamo intravedere un riflesso del mistero spirituale.

Affermare che Yeshua è al tempo stesso 100% Dio e 100% uomo non è un artificio teologico né un compromesso dottrinale, ma una verità tanto "luminosa" quanto scomoda. Non mancano infatti coloro che, per semplificare ciò che supera la logica, lo riducono a un semplice uomo elevato, o peggio ancora, lo dividono a metà, come se l’eterno potesse essere misurato con il metro dell’umano. Eppure, proprio perché supera l’intelletto, questa verità reclama silenzio, contemplazione e umiltà, più che aride definizioni.

Prima dunque di entrare nel cuore della questione, soffermiamoci brevemente su un’altra caratteristica della luce. Essa ci aiuterà a penetrare con mente aperta e spirito desto la bellezza e la complessità del mistero messianico.


Il dualismo onda-particella della luce

Negli articoli precedenti, per evitare di appesantire il discorso, mi sono limitato ad affermare che la luce è costituita da onde elettromagnetiche che si propagano nello spazio. E questo è vero. Ma è ugualmente vero che la luce è fatta di fotoni. Dire che la luce è un’onda elettromagnetica o dire che è un insieme di fotoni equivale a dire la stessa cosa — anche se questa equivalenza, apparentemente semplice, è il frutto di una lunga e travagliata evoluzione del pensiero scientifico.

Per secoli l’essenza della luce è rimasta avvolta nell’incertezza. Gli antichi la osservavano, ne godevano gli effetti, ma non potevano coglierne la vera natura. È solo con l’avvento della fisica moderna, in particolare con il contributo di giganti come Albert Einstein ed Enrico Fermi e con la nascita della fisica quantistica, che l’umanità ha iniziato a decifrare il mistero. Si è scoperto così che la luce possiede una natura duplice, paradossale agli occhi della logica ordinaria: essa si comporta simultaneamente come un’onda e come una particella. Questo fenomeno, noto come dualismo onda-particella, ha rivoluzionato non solo la fisica, ma anche il nostro modo di concepire la realtà.

Non è questo il luogo per addentrarci nei meandri della fisica quantistica. Ci basta sapere che la luce manifesta due proprietà in apparenza incompatibili ma coesistenti: è pienamente un’onda elettromagnetica, con tutti i fenomeni ondulatori che ne conseguono, ed è pienamente composta da fotoni, con tutte le implicazioni del comportamento corpuscolare. Non metà e metà, ma entrambe le cose al 100%. Un mistero, sì — ma reale, misurabile, accettato. Ed è proprio questa realtà fisica che ci prepara a contemplare, con mente aperta e spirito umile, l’analogo teologico nella persona del Messia. 


La Deità di Yeshua

Il Vangelo di Giovanni si apre con parole che echeggiano l’eternità:

Nel principio era la Parola, e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio (Giov. 1,1)

È un’introduzione che non parla semplicemente dell’inizio dei tempi, ma di una realtà preesistente, originaria, eterna. Poi, nel versetto 14, questa Parola – il Logos – si fa carne e prende dimora tra gli uomini. Non è un’idea che discende su un corpo, non è un’apparenza, ma un’assunzione reale dell’umanità. «E la Parola si è fatta carne e ha abitato fra noi».

In Yeshua, Dio non si limita a comunicarsi attraverso immagini simboliche o astrazioni concettuali. Non è una proiezione del pensiero religioso, né una forza impersonale che si manifesta in fenomeni naturali. Dio ha voluto farsi conoscere non come concetto, ma come Persona. E lo ha fatto attraverso un corpo, una voce, uno sguardo, una carne. In Yeshua, il trascendente si è reso immanente, l’invisibile si è reso visibile, lo Spirito si è reso toccabile. Egli non ha voluto essere cercato nei regni della pura metafisica, ma incontrato nel quotidiano di una vita umana.

Questo mistero si compie pienamente nella doppia natura di Yeshua: pienamente uomo, pienamente Dio. In Lui, il Creatore entra nella creazione senza cessare di essere Dio. E come ricorda l’apostolo Paolo: «In Lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità» (Col. 2,9). Non un Dio travestito da uomo, né un uomo elevato a Dio, ma l’unione perfetta di entrambe le nature. Qui non c’è mitologia, ma Incarnazione; non c’è illusione, ma Rivelazione. In Yeshua, Dio ha reso possibile una relazione autentica con Sé stesso, concreta, viva, personale.


Partecipazione alla natura di del Messia

Perché il Messia doveva avere una doppia natura? La risposta non è solo teologica, ma profondamente esistenziale, ed è radicata nella doppia finalità della sua missione: redimere l’umanità e riconciliarla con Dio, non dall’esterno, ma entrando nella sua stessa condizione.

In primo luogo, la redenzione non poteva essere opera dell’uomo. Il peccato aveva introdotto una frattura irreparabile tra l’uomo e il suo Creatore — una frattura che solo Dio stesso poteva sanare. Ma Dio, nella Sua giustizia, non ha eluso la responsabilità umana: l’ha invece assunta. Ecco perché Yeshua, il Figlio unigenito, è venuto come Agnello che toglie il peccato del mondo (Giov. 1,29). Solo Dio poteva portare su di sé il peso del peccato universale, ma solo un vero uomo poteva rappresentare l’umanità nella sua condizione. Per questo Yeshua,

pur essendo in forma di Dio, non considerò un tesoro geloso l’essere uguale a Dio, ma si svuotò, prendendo forma di servo, facendosi simile agli uomini e obbedendo fino alla morte — e alla morte di croce (Flp. 2,5-8)

È nella Sua umanità che ci insegna come resistere al peccato, affrontando la tentazione come uno di noi, ma senza mai cedere (Eb. 4,15). In Lui, la vittoria sul peccato non è solo un dogma: è un esempio concreto.

In secondo luogo, questa incarnazione redentrice ha una funzione trasfigurante: ci rende partecipi della natura divina (2 Pt. 1,4). Il sacrificio di Yeshua non solo ci giustifica, ma ci rigenera. Egli non è solo il nostro Salvatore: è anche la nostra nuova origine. Attraverso la nuova nascita, spogliamo il vecchio uomo e riceviamo una nuova identità nello Spirito. Lo Spirito Santo non è un accessorio, ma la presenza viva di Dio in noi: ci convince di peccato e di giustizia, ci rinnova nel profondo, ci introduce in una relazione viva con il Padre, ci santifica, ci modella secondo la statura del Messia (Ef. 4,13), e ci equipaggia con doni spirituali per edificare il Corpo e servire il bene comune. Vivificati dallo Spirito, siamo chiamati non solo a credere in Yeshua, ma a essere trasformati in Lui. La doppia natura del Messia è quindi il ponte tra la caduta e la gloria, tra la nostra condizione e la Sua perfezione, tra la terra e il cielo.


Conclusione

Yeshua non è stato una mera apparizione o un'emanazione spirituale priva di sostanza corporea. Non è stato un fantasma né una figura mitica rivestita d’umanità solo in apparenza. Egli è stato realmente uomo, in carne ed ossa, sottoposto alle stesse dinamiche, fatiche e tentazioni che ogni essere umano sperimenta. E proprio in questo consiste la profondità del mistero: l’Eterno si è fatto tempo, l’Invisibile si è fatto tangibile, il Santo si è fatto vicino.

Yeshua non ha vissuto la Sua missione terrena come un Dio travestito da uomo, esercitando costantemente la Sua onnipotenza per superare gli ostacoli. Al contrario, ha scelto di non appellarsi alla Sua Deità per agevolare il proprio cammino terreno. In tal modo, ha abbracciato fino in fondo la condizione umana, facendosi l’esempio perfetto di una vita santa, interamente vissuta in obbedienza al Padre. In ogni parola, in ogni scelta, in ogni rinuncia, ha testimoniato ciò che Dio desidera da ciascuno di noi: una vita fondata sulla fede, alimentata dalla comunione con Lui, resa possibile dallo Spirito Santo.

In Yeshua, dunque, non vediamo solo il nostro Salvatore, ma anche il nostro Modello. Un uomo pienamente umano, che ha affrontato la tentazione senza cedere, che ha camminato nella carne senza essere dominato dalla carne. E proprio perché non ha fatto ricorso alla Sua divinità per vincere, ha mostrato che è possibile, nello Spirito, vivere secondo la volontà del Padre. In questo, ci ha aperto la via e ci ha donato lo Spirito Santo affinché anche noi possiamo percorrerla, non con le nostre forze, ma con la Sua presenza viva in noi.


Guarda il video di Daniele Salamone sulla doppia natura di Yeshua


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