Introduzione
Il discernimento è una capacità cruciale per l’essere umano, poiché gli consente di distinguere tra ciò che è vero e ciò che è falso, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Tuttavia, esistono due forme di discernimento che operano su livelli differenti e conducono a esiti distinti: (1) il discernimento esperienziale, o della carne, e il discernimento spirituale, che è un charisma dello Spirito Santo, come espresso in 1 Cor. 12,10. Il primo si basa su esperienze umane, razionali e percettive, mentre il secondo affonda le sue radici in una conoscenza superiore, che trascende i limiti della mente umana.
Discernimento esperienziale
Il discernimento esperienziale si sviluppa attraverso l'accumulazione di dati sensoriali e intellettuali. È il frutto dell’osservazione, della riflessione logica e della razionalizzazione, strumenti fondamentali per comprendere la realtà fisica in cui ci muoviamo. In questo tipo di discernimento, la mente umana applica principi di causa-effetto, di coerenza interna e di linearità temporale per valutare la validità di un’idea o di una situazione. Si tratta di un discernimento che poggia sulla «carne», ovvero sui limiti e le inclinazioni della natura umana, soggetta all’errore, ai pregiudizi e all’autoinganno.
È proprio qui che risiede il problema: l’essere umano tende a fare affidamento su questo tipo di discernimento per prendere decisioni non solo pratiche ma anche spirituali, rischiando di appiattire la dimensione soprannaturale a meri schemi logici e di convenienza personale. Quando la cosiddetta "razio" diventa un pretesto per avallare le proprie convinzioni dottrinali, essa diventa strumento di divisione, portando alla stagnazione spirituale e all'orgoglio intellettuale. Questo utilizzo ossessivo della razionalità può addirittura condurre a giustificare posizioni erronee, poiché l'intelletto, da solo, è incapace di penetrare la profondità delle cose di Dio.
L'apostolo Paolo stesso mette in guardia da questo pericolo in 1 Cor. 1,20-21:
Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Non ha forse Dio reso stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, nella sapienza di Dio, il mondo non ha conosciuto Dio per mezzo della sua sapienza, è piaciuto a Dio salvare i credenti mediante la follia della predicazione.
La sapienza umana, per quanto raffinata, non può arrivare alla conoscenza di Dio senza un intervento divino.
Discernimento spirituale
Il discernimento spirituale, al contrario, è un dono di grazia che viene direttamente dallo Spirito Santo. In 1 Cor. 12,10, Paolo menziona esplicitamente il dono di discernere gli spiriti, un’abilità che permette ai credenti di distinguere tra lo spirito di verità e lo spirito di errore. Questo tipo di discernimento non si basa sull’accumulo di conoscenze umane o su analisi razionali, ma su una rivelazione divina che trasforma e illumina la comprensione. È un atto di grazia non controllabile dalla persona, che consente di vedere oltre le apparenze, di scrutare nelle profondità delle realtà spirituali che la mente umana non può comprendere.
A differenza del discernimento esperienziale, il discernimento spirituale non è limitato dalle barriere della logica, ma opera in una dimensione soprannaturale. Paolo afferma chiaramente in 1 Cor. 2,14 che
l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono follia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente.
L’intelletto, per quanto acuto, non può mai raggiungere il discernimento spirituale se non viene illuminato dalla luce dello Spirito.
È qui che emerge la pericolosità dell'affidarsi esclusivamente alla razionalità. Quando il discernimento umano cerca di afferrare realtà spirituali senza l’aiuto dello Spirito, si perde nella confusione. È come cercare di leggere un testo scritto in una lingua sconosciuta senza una guida o un interprete. La mente umana, da sola, è inadeguata di fronte alla complessità e alla profondità delle questioni spirituali.
Il fallimento della razionalità nel campo spirituale
L’uso ossessivo della razionalità per comprendere e gestire la vita spirituale conduce inevitabilmente a errori. In primo luogo, la razionalità si basa su un sistema di credenze e di assunzioni che spesso riflettono il retaggio culturale (anche quello familiare), la formazione e le esperienze personali (non bisogna fare dell'esperienza, la propria dottrina!). Questi filtri possono distorcere la verità spirituale, rendendo difficile distinguere tra ciò che è veramente biblico e ispirato da Dio e ciò che è il prodotto della mente umana.
In secondo luogo, la razionalità umana non è in grado di risolvere i misteri della fede. La fede cristiana è intrinsecamente paradossale: Dio si fa uomo, il Re dei re muore sulla croce, la debolezza è potenza. Questi paradossi non possono essere compresi appieno attraverso il ragionamento umano, che tende a evitare l’apparente contraddizione. L’ossessione per la coerenza logica può portare a una visione riduttiva e impoverita della fede.
Infine, l’uso della razionalità come pretesto per avallare le proprie posizioni dottrinali è estremamente pericoloso. Quando ci si affida alla razionalità per giustificare le proprie credenze, si corre il rischio di idolatrare le proprie opinioni, elevandole al di sopra della verità rivelata da Dio. Si crea un ambiente in cui il dialogo e l’apertura allo Spirito Santo sono soffocati, e dove la rigidità dottrinale prende il posto della flessibilità spirituale.
Conclusione
La vera saggezza consiste nel riconoscere il valore e i limiti di entrambi i tipi di discernimento. Il discernimento esperienziale, quando utilizzato correttamente, può essere utile nella vita quotidiana, nella gestione delle relazioni umane e nella comprensione del mondo materiale. Tuttavia, quando si tratta di questioni spirituali, è fondamentale affidarsi al discernimento che proviene dallo Spirito Santo, seppur concedendolo per grazia e non per merito, poiché solo lo Spirito può illuminare le profondità del mistero divino.
È importante ricordare che la razionalità, per quanto preziosa, non può essere elevata a unico criterio di verità, soprattutto nel campo spirituale. Il discernimento spirituale, che è un dono di Dio, deve essere ricercato e coltivato con umiltà e preghiera, affinché possiamo conoscere la volontà di Dio e vivere secondo la Sua verità, non secondo le nostre costruzioni mentali. La vera conoscenza di Dio non si trova nei libri o nelle teorie, ma nella comunione con Lui, resa possibile dal Suo Spirito.
Solo così, liberi dalla prigionia della "carne" spacciata per "spirito", possiamo sperimentare una conoscenza che trascende ogni logica umana e ci conduce alla verità eterna.