Introduzione
La dottrina della Trinità è una delle realtà più misteriose e complesse della fede cristiana, che afferma che Dio è uno e trino: un unico Dio che si rivela in tre persone (ipostasi) distinte — il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Tuttavia, quando leggiamo la Bibbia, ci accorgiamo che la Trinità non è espressa in modo esplicito come una dottrina sistematica. Basti considerare che la parola “tirnità” non è presente, ma viene coniata per la prima volta da Tertulliano (160-240 d.C.).
Piuttosto, la Bibbia contiene accenni espliciti alla realtà trinitaria (che di fatto non la negano), che suggeriscono l’esistenza di queste tre ipostasi divine, ma non spiegano chiaramente in una medesima definizione come tutte e tre siano unite in un solo Dio (cfr. il dualismo di Giov. 10,30). Questo concetto può sembrare difficile da afferrare, ma è fondamentale per comprendere come la Bibbia e la riflessione teologica affrontano il mistero di Dio. Un teologo come Karl Barth ha fatto una distinzione importante tra accenno esplicito e dottrina esplicita, e questa distinzione ci aiuta a comprendere meglio come trattare il tema della Trinità nella Scrittura.
Accenno esplicito vs. dottrina esplicita: un esempio quotidiano
Immagina di raccontare a un amico di una famiglia composta da tre persone: un padre, una madre e un figlio. Se il tuo amico ti chiede di parlarne, e tu rispondi semplicemente: “Nella famiglia ci sono il padre, la madre e il figlio”, stai facendo un accenno esplicito. Hai fatto riferimento ai membri di una famiglia, ma non hai spiegato come sono legati tra loro o quale sia il loro ruolo all’interno della famiglia. La tua affermazione è generica e non approfondisce il significato delle relazioni familiari. Proprio perché nulla è spiegato, l’unità familiare resta implicita.
Immagina ora di rispondere in modo diverso, dicendo: “Il padre, la madre e il figlio sono tutti membri della stessa famiglia, uniti da un vincolo di amore, responsabilità e interdipendenza”. In questo caso, non solo hai fatto riferimento ai membri della famiglia, ma hai anche spiegato la loro relazione e come sono legati tra loro in modo più profondo. Stai esprimendo una dottrina esplicita che definisce il legame familiare e la loro interazione.
Accenno esplicito e dottrina esplicita nella Trinità
Nel contesto della Trinità, la Bibbia ci offre soltanto accenni espliciti alla realtà trinitaria, ma non presenta mai una dottrina esplicita della Trinità come la conosciamo oggi e come è stata formulata nei Concili. In altre parole, la Scrittura fa riferimento alle tre ipostasi della Trinità, ma non fornisce una spiegazione completa e dettagliata del loro rapporto e della loro unità come un solo Dio. La riflessione teologica successiva, a partire dal pensiero dei primi cristiani, ha cercato di sistematizzare e spiegare questo mistero.
- Un esempio di accenno esplicito si trova in Mt. 28,19, dove Gesù comanda di battezzare «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Qui, Gesù menziona le tre soggetti, ma non offre una spiegazione approfondita di come essi siano collegati tra loro. È un riferimento generico alle tre persone, ma non spiega come esse siano unite in un unico Dio.
- Un altro esempio è 2 Cor. 13,14, dove Paolo conclude la sua epistola con una benedizione che include il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: «La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi». Anche in questo caso, le tre persone divine sono menzionate insieme, ma senza una spiegazione teologica esplicita su come esse siano unificate in un solo Dio.
- Nel Quarto Vangelo (Giov. 14,16-17), Gesù parla della relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: «E Io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre: lo Spirito della verità». Anche se si accenna alla distinzione tra le tre persone, non viene offerta una spiegazione chiara del loro legame profondo.
Ed è proprio l’assenza di tale spiegazione a rendere la dottrina della Trinità come assunto biblico implicito e non esplicito.
Esempi di dottrina esplicita nella Bibbia
Sebbene la Bibbia non presenti una dottrina esplicita della Trinità nel linguaggio sistematico che troviamo nelle formulazioni teologiche della Chiesa, alcuni passaggi biblici vanno oltre l’accenno e si avvicinano a una dottrina più chiara. Un esempio di dottrina esplicita si trova in Giov. 1,1-14, dove si afferma che «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio». Qui non solo si parla di Gesù (il Verbo) come distintamente divino, ma si afferma anche la Sua piena Deità e la Sua relazione unica con il Padre. L’affermazione «Il Verbo era Dio» implica una connessione profonda e unitaria tra il Padre e il Figlio, suggerendo implicitamente una realtà trinitaria.
Un altro esempio di dottrina esplicita si trova in Col. 1,15-20, dove Paolo scrive: «Egli (Cristo) è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di tutta la creazione […] Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui in vista di Lui». In questo passo, Paolo non solo afferma la preesistenza e la divinità di Cristo, ma suggerisce anche una cooperazione tra il Padre e il Figlio nell’opera della creazione. Sebbene non sia una definizione sistematica della Trinità, questo passo implica una comunione tra le persone divine.
La Trinità secondo Karl Barth
Il teologo Karl Barth (W. Panneberg, Teologia Sistematic1a, pp. 341 ss; si veda A. E. McGrath, Teologia Cristiana, pp. 294-295) ha fatto una distinzione tra accenno esplicito e dottrina esplicita della Trinità che ci aiuta a capire meglio questo tema. Barth sosteneva che la Bibbia non presenta una formulazione sistematica della Trinità, ma piuttosto “segni” o “indizi” che indicano questa realtà.
Barth non vede la Trinità come una dottrina esplicitamente presente nelle Scritture, il che non significa che la stia negando, ma come una verità rivelata attraverso l’evento di Gesù Cristo e l’azione dello Spirito Santo. Le Scritture non offrono una spiegazione esaustiva, ma forniscono gli spunti necessari per comprendere la Trinità, che la Chiesa ha poi sviluppato teologicamente.
Per fare un esempio semplice, possiamo pensare a un viaggio in auto. La Scrittura, secondo Barth, ci offre delle indicazioni stradali (gli accenni espliciti) che ci orientano verso la realtà della Trinità. Queste indicazioni ci dicono che Dio si rivela come Padre, Figlio e Spirito Santo, ma non ci danno ancora una visione chiara di come si uniscano in un solo Dio. La dottrina esplicita arriva più tardi, quando la Chiesa, riflettendo sulle Scritture, sviluppa una comprensione più precisa di come queste tre persone divine coesistano in un’unica essenza.
Conclusione
La distinzione tra accenno esplicito e dottrina esplicita è fondamentale per comprendere come la Bibbia parli della Trinità. Gli accenni espliciti presenti nelle Scritture ci indicano la realtà trinitaria, ma non forniscono una definizione teologica completa. La dottrina esplicita della Trinità emerge dalla riflessione teologica che si è sviluppata nel corso dei secoli, cercando di comprendere e sistematizzare ciò che la Bibbia ci accenna soltanto. Sebbene la Scrittura non fornisca una dottrina esplicita della Trinità nel linguaggio sistematico che oggi conosciamo, essa ci offre i segni necessari per comprendere la realtà misteriosa di un Dio che è uno e trino. Attraverso la rivelazione di Gesù Cristo e l’opera dello Spirito Santo, la Chiesa ha sviluppato una comprensione che oggi è formulata nelle definizioni teologiche più ampie.
Molti non vedono la Trinità nella Bibbia proprio per questo motivo. Si fermano agli accenni espliciti, senza considerarli o valutarli come indizi di una dottrina esplicita che essi sottendono. Poiché la Bibbia non contiene una dichiarazione teologica formulata chiaramente, concludono che “non c’è Trinità nella Bibbia”. Questo atteggiamento li esclude dalla rivelazione che Dio ha dato della Sua realtà tri-unitaria. Dio non ha voluto trasmettere la Trinità in modo sistematico o esplicito nelle Scritture, ma ha scelto di fornire indizi, lasciando a noi il compito di indagare e conoscerLo più profondamente.
Questo ci porta a un punto cruciale: non può esserci rivelazione senza relazione. La ragione da sola non è sufficiente per comprendere Dio. Egli si rivela attraverso una relazione personale, e comprendere la Trinità richiede non solo studio, ma soprattutto partecipazione attiva al Suo mistero. La Teologia, quindi, non può essere ridotta a un semplice esercizio accademico; dev’essere un cammino di fede, vissuto in un dialogo costante con il Dio che si svela a chi Lo cerca con cuore aperto e sincero.