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Gelosia di Dio, una "intima" rivelazione

Quando l'ebraico biblico fa la differenza
8 marzo 2025 di
Gelosia di Dio, una "intima" rivelazione
Yeshivat HaDerek, Daniele Salamone
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Introduzione

In Deuteronomio 6,15, troviamo una potente dichiarazione riguardo alla gelosia di Dio: 

Poiché YHWH, tuo Dio, che è in mezzo a te, è un Dio geloso.

Queste parole sono state tradotte con l’espressione «in mezzo a te», ma l'accuratezza di questa traduzione, come vedremo, merita una riflessione più profonda. La parola ebraica tradotta con «in mezzo a te» è infatti bekirbeka, ma un’analisi più attenta rivela un significato più ricco e profondo: «nei tuoi reni», «nel tuo intimo». Un errore di traduzione che ci invita a riscoprire la ricchezza semantica e spirituale della lingua originale, che ci offre una visione unica della relazione tra Dio e l’uomo.

Profondità di "bekirbeka"

La parola bekirbeka deriva dalla radice ebraica qerev, che significa «rene» ma assume anche un significato metaforico più ampio di «intimo» o «parte interiore». Questo ci rivela una dimensione più profonda del concetto di Dio che dimora «in mezzo» al Suo popolo. Non si tratta di una presenza fisica e spaziale, ma di una presenza che si colloca nei luoghi più intimi del cuore umano. Quando Dio afferma di essere «nei tuoi reni», sta indicando una relazione che trascende il semplice accampamento nel deserto. Egli non vuole essere una presenza esterna tra le tende di Israele, ma desidera abitare nel cuore stesso di ciascun individuo, nel luogo più profondo e nascosto dell’essere umano.

Gelosia di Dio: amore esclusivo

Dio è geloso del Suo popolo, non per un’impulsiva possessività, ma per un amore esclusivo e intimo. Questo amore non tollera rivali, non è disposto a condividere l’intimità del cuore umano con alcun altro. La gelosia di Dio è, in questo senso, una gelosia sana, un desiderio ardente di possedere l’intera affezione dell’uomo, di essere adorato e cercato al di sopra di ogni altra cosa. Questa passione divina si radica in un amore così profondo che Egli desidera essere presente nei nostri «reni», nei luoghi più segreti della nostra esistenza.

È proprio attraverso la lingua ebraica che possiamo scoprire queste sfumature che la traduzione a volte non riesce a cogliere. La lingua ebraica, con la sua ricchezza semantica e la sua profondità teologica, ci offre un accesso privilegiato alla comprensione del pensiero divino. Quando leggiamo le Scritture in ebraico, siamo invitati a entrare in un mondo che va oltre la semplice superficie del testo, ad esplorare le sfumature sottili che ci parlano di un Dio che non è lontano, ma che desidera dimorare nell’intimo di ciascuno di noi. È questa lingua sacra, con i suoi significati nascosti, che ci apre agli strati più profondi della verità divina.

Trasformazione dell'intimo

Comprendere che Dio desidera dimorare nel nostro «intimo» cambia radicalmente la nostra visione della fede. Non si tratta di un Dio che rimane distante, né di un amore che si limita a una relazione esterna e formale. La Sua gelosia non è una semplice reazione a un’infedeltà esterna, ma un desiderio di essere accolto in modo esclusivo e profondo. Questo amore invita a una trasformazione interiore, che penetra nelle radici stesse dell’essere umano, purificando e consacrando ogni aspetto della nostra vita.

In questo contesto, l’invito che ci giunge dalla Torah è profondo e urgente. Non basta accogliere Dio «in mezzo» a noi in senso geografico e/o spaziale, ma dobbiamo fare spazio a Lui nei «nostri reni», nelle nostre profondità interiori. Dio desidera essere il centro della nostra affezione, il fondamento delle nostre scelte più intime. Questo è un invito che ci richiama a purificare il nostro cuore, a riservare a Lui l’amore che solo Lui merita.

In un mondo che spesso ci spinge a concentrarci sulle apparenze esterne, l’ebraico ci riporta all’importanza dell’intimità spirituale. La nostra relazione con Dio non è un semplice incontro superficiale, ma un dialogo profondo che deve radicarsi nei luoghi segreti e misteriosi del cuore umano.

Conclusione

Dio, nella Sua gelosia, non si accontenta di una presenza esterna, ma desidera essere il Signore dei nostri «reni», del nostro cuore più profondo. La lingua ebraica ci rivela questa verità in modo inequivocabile, invitandoci a riscoprire la Sua chiamata a una relazione intima e trasformante. Meditare su queste parole ci aiuta a riconsiderare il nostro cammino spirituale, a cercare Dio non solo «in mezzo a noi», ma nel luogo più sacro della nostra esistenza. La Sua gelosia è l’espressione di un amore che non può essere condiviso, ma che desidera abbracciare l’intera intimità del nostro essere, per purificarlo e renderlo dimora per il Suo Spirito.

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