Passa al contenuto

Gesù storico VS Gesù biblico

Un conflitto ideologico tra storicità e mito
1 gennaio 2025 di
Gesù storico VS Gesù biblico
Yeshivat HaDerek, Daniele Salamone
| Ancora nessun commento

Negli ultimi due secoli, la ricerca del cosiddetto “Gesù storico” ha segnato profondamente il dibattito accademico, trasformandosi in un punto di scontro ideologico che separa, in modo quasi irreparabile, l’immagine del Gesù della Bibbia da quella che molti studiosi chiamano il “Gesù storico”. Questo conflitto non è solo accademico ma ha gravi implicazioni teologiche e spirituali, poiché ha gettato un’ombra di dubbio sulla storicità e sull’affidabilità del racconto biblico. Il problema centrale è che, mentre il “Gesù storico” viene presentato come una figura più “credibile”, “plausibile” e conforme agli standard moderni della ricerca storica, il Gesù biblico viene spesso sminuito come una costruzione mitologica, una maschera teologica priva di fondamento storico. Questo approccio non solo mette in discussione la veridicità del racconto biblico, ma insinua anche un’incredulità nascosta che corrompe il cuore della fede cristiana.


Il “Gesù storico”: riduzione umanistica

La ricerca del Gesù storico ha avuto inizio con l’Illuminismo, un movimento che ha tentato di separare la fede dalla ragione. Studiosi come H.S. Reimarus e G.E. Lessing sono stati tra i primi a dubitare della storicità degli eventi narrati nei Vangeli, proponendo che il vero Gesù fosse stato radicalmente diverso da quello che la Chiesa ha proclamato per secoli. Per questi pensatori, il Gesù biblico non era altro che una creazione postuma, un mito religioso nato dalla fervente immaginazione dei primi cristiani, mentre il “vero” Gesù — storico — sarebbe stato un semplice predicatore itinerante, un giudeo apocalittico senza pretese divine.

Questa tendenza critica ha trovato nuovi sostenitori nel XIX e XX secolo, in particolare con l’opera di teologi come A. Schweitzer e R. Bultmann, che hanno cercato di “demitizzare” i Vangeli. Schweitzer, in La ricerca del Gesù storico (1906), ha sostenuto che tutte le rappresentazioni del Gesù biblico fossero deformazioni teologiche, interpretate dai loro autori alla luce delle aspettative escatologiche del tempo. Bultmann, invece, ha proposto che la fede cristiana dovesse sbarazzarsi delle narrazioni mitiche per poter rispondere alla mentalità moderna, promuovendo una reinterpretazione esistenzialista della figura di Cristo.

È in questo contesto che è nato il cosiddetto “Gesù storico”: un tentativo di preseltarlo “accettabile” agli occhi della moderna critica razionale, purtroppo a discapito della Sua divinità e missione salvifica. Gesù, ridotto e spogliato dei Suoi miracoli, della Sua risurrezione e del Suo essere il Figlio di Dio, è diventato per molti studiosi (anche cristiani) una figura storica, ispiratrice, ma del tutto priva di significato teologico. La tragedia è che, in questo tentativo di ricostruire il “vero” Gesù, si è finito per ridurlo a un personaggio estraneo al Gesù della Bibbia, un Gesù più appetibile, più credibile, come se la Bibbia “mentisse”.

Il Gesù biblico: una testimonianza storica e teologica integrata

Il Gesù della Bibbia, al contrario, è una figura integralmente storica e teologica. I Vangeli, pur essendo scritti con un’intenzione teologica, sono documenti storici che affermano fatti concreti: Gesù è nato, ha vissuto, ha operato miracoli, è morto e risorto. Negare la storicità di questi eventi significa, in ultima analisi, negare la sostanza della fede cristiana. E chi nega che Gesù è il Cristo, questi è anticristo (1 Giov. 2,22; 4,3; 2 Giov. 7)! È sorprendente notare come molti studiosi, inclusi quelli che si dichiarano cristiani, si avvicinino al testo biblico con lo stesso scetticismo e accademismo degli illuministi, relegando la figura di Gesù a un costrutto mitologico. Questo approccio non solo tradisce la tradizione cristiana, ma rispecchia il tipo di incredulità che Reimarus e Lessing avrebbero applaudito fino a consumarsi le mani: una fede che, pur professata, si svuota dall’interno.

Molti credenti che partecipano a questo tipo di discorso accademico sembrano dimenticare che il Gesù biblico non è una figura mitologica costruita a posteriori, ma è il compimento delle promesse di Dio nell’Antico Testamento. Come sottolinea lo studioso N.T. Wright, il Gesù dei Vangeli non può essere semplicemente ridotto a un simbolo teologico, poiché la sua identità divina è parte integrante della sua realtà storica. La croce e la risurrezione non sono “miti”, ma eventi storici che hanno cambiato il corso della storia umana. Trattare questi avvenimenti come simboli o metafore significa negare la realtà del Vangelo.

L’indignazione di fronte all’accettazione del mito

È con indignazione che ci si deve confrontare con l’atteggiamento di coloro che, professando una fede cristiana, si prestano a questo “gioco intellettuale“. Parlare del “Gesù storico” come una figura separata e distintiva dal Gesù biblico non è solo fuorviante, ma è una tacita adesione alle stesse tesi anticristiane che hanno cercato di distruggere la fede fin dai tempi dell’Illuminismo. In realtà, non c’è un “Gesù storico” che si possa contrapporre a un “Gesù biblico”; c’è solo un unico Gesù, che è il Cristo della fede e della storia.

I Vangeli non sono stati scritti con l’intenzione di creare un mito. Sono testimonianze di coloro che hanno visto, toccato e vissuto con Gesù (cfr. 1 Gio. 1,1). Negare la loro validità storica (Lc. 1,1-4) è non solo un disservizio alla fede cristiana e un danno provocato alla Chiesa di Cristo, ma anche un tradimento intellettuale di fronte alle evidenze stesse. Come evidenziato dagli storici cristiani del I e II secolo, la tradizione orale e scritta riguardante Gesù fu strettamente preservata e tramandata con la massima cura per evitare distorsioni o fabbricazioni mitiche.

Conclusione

La ricerca del “Gesù storico” è, in definitiva, un esercizio di dubbio che conduce lontano dalla verità biblica. Il vero problema non risiede nella domanda se Gesù sia esistito o meno, ma in quale tipo di Gesù vogliamo credere e accettare. I cristiani devono rifiutare la tentazione di ridurre il loro Salvatore a un personaggio storico privo di potere e significato. Dobbiamo difendere con fermezza la verità biblica: il Gesù della Bibbia è reale, è storico, e la sua vita, morte e risurrezione sono gli eventi fondamentali della storia umana. Abbracciare il “Gesù storico” al posto del “Gesù biblico” significa cedere alla “logica illogica” del mondo, un mondo che cerca di spiegare il soprannaturale con categorie umane e di svuotare la fede della sua essenza più profonda.

I cristiani devono essere vigili nel riconoscere queste infiltrazioni ideologiche nel dibattito accademico e teologico, e ricordare che la Bibbia non è un mito, ma la rivelazione storica e salvifica di Dio in Cristo.

Condividi articolo
Etichette
Archivio
Accedi per lasciare un commento