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La violenza psicologica del rinfaccio nel web

La violenza psicologica nella dimensione religiosa su internet: il rinfaccio dei peccati passati e la difficoltà del vero perdono
28 marzo 2025 di
La violenza psicologica del rinfaccio nel web
Yeshivat HaDerek, Daniele Salamone
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Introduzione

Nel cammino cristiano, il perdono rappresenta una delle colonne portanti della relazione dell'uomo con Dio. La Scrittura ci insegna che Dio è pronto a perdonare i peccati di chi si pente sinceramente, e che

se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da perdonare i nostri peccati e purificarci da ogni iniquità (1 Giov. 1,9)

Tuttavia, all'interno delle comunità religiose, si può manifestare un comportamento che, seppur con l'intento di correggere o educare, si trasforma in una violenza psicologica sottile. Questo comportamento si esprime nel rinfaccio dei peccati passati, che sono già stati perdonati da Dio, in un tentativo di mantenere un'ombra di colpa sulla persona che ha ricevuto la grazia divina.

Questo fenomeno è estremamente diffuso sul web, e in particolare nei commenti su piattaforme come YouTube. Parlo per esperienza diretta: un giorno mi trovai a leggere un commento sotto un video (non più esistente) che recensiva uno dei miei libri, e un utente, con tono interrogativo, scrisse:

Come si può acquistare e recenisire positivamente un libro di Daniele Salamone, che in passato ha negato la divinità di Gesù e la Trinità? Sì, si è ravveduto, ma una persona che ha fatto un errore del genere resta inaffidabile!

Questo tipo di reazione rivela non solo una mancanza di comprensione del percorso di crescita e trasformazione personale, ma anche un giudizio frettoloso e riduttivo, che tende a confinare la persona al suo passato senza considerare la possibilità di un'autentica evoluzione interiore. Quelli che di solito straparlano, sono proprio quelle persone che, ergentosi a santi e giudici, non hanno capito niente di Cristianesimo.


La violenza psicologica del rinfaccio

Nel contesto religioso, il rinfacciare i peccati passati non è solo un atto che contrasta con l'insegnamento del Messia sul perdono, ma diventa una forma di manipolazione psicologica. Colui che rinfaccia i peccati passati cerca di insinuare che, se una volta si è caduti, si potrebbe ricadere ancora, facendo così restare la vittima prigioniera di una colpa che Dio ha già cancellato. Questo comportamento non solo indebolisce la persona psicologicamente, ma svilisce il significato stesso del perdono divino.


Un esempio lampante di questo tipo di comportamento si trova in un passaggio di Ezechiele. Dio, attraverso il profeta, esprime un principio fondamentale riguardo al perdono: 

Se il malvagio si converte dalla sua malvagità e pratica il diritto e la giustizia, egli salverà la sua vita. Perché ho detto: 'In verità morirai', ma se si converte, egli vivrà (Ez. 33,14-16)

Dio, che inizia con il giudizio, offre sempre la possibilità di salvezza attraverso la conversione. Tuttavia, se un individuo viene rinfacciato per i peccati passati che sono stati perdonati, si impedisce alla persona di camminare liberamente nel perdono che Dio le ha concesso.


Il pericolo di un cuore senza Dio

L’atteggiamento che rinfaccia i peccati passati rivela un cuore che non ha compreso pienamente la misericordia di Dio. In effetti, un cuore che non ha interiorizzato il perdono di Dio non può essere veramente misericordioso verso gli altri. La persona che porta alla luce i peccati perdonati non solo disconosce l’opera di misericordia divina, ma rinforza una visione di fede basata più sul giudizio che sulla grazia. Questo atteggiamento contrasta con le parole di Yeshua che ci invita a perdonare senza fine, «settanta volte sette» (Mt. 18,22), ossia in modo continuo e senza rimpianti.

 Perdonare 70 volte 7 al giorno

Mio cognato Antonino mi ha fatto riflettere su qualcosa alla quale non ci avevo mai pensato. Facendo un semplice calcolo matematico, se Yeshua ha insegnato di perdonare 70 volte 7 al giorno, significa che, nell'arco di una giornata, dovremmo perdonare un totale di 490 volte (70 x 7). Ora, per capire ogni quanto tempo dovremmo perdonare in un giorno, dobbiamo dividere il numero di minuti di un'intera giornata (24 ore) per il numero di perdòni (490).

Poiché un giorno costituisce 1440 minuti (24h x 60 minuti), possiamo dividere questi 1440 minuti per le 490 volte in cui dobbiamo perdonare. Il risultato è 2,94 minuti, il che significa che dovremmo perdonare ogni 3 minuti circa nel corso di un'intera giornata! Il perdòno, naturalmente, va elargito là dove vi è richiesta, poiché Dio è il primo a non perdonare mai gli impenienti (e qui sono sicuro che a quelli dell'iper-grazia gli sia scattato un embolo).

La Scrittura ci ricorda che Dio, nel perdonare, agisce in maniera tale che i peccati non vengano più imputati, come si legge in Is. 43,25:

Io, Io Sono Colui che cancella le tue trasgressioni per amore di Me stesso, e non ricorderò più i tuoi peccati.

Vale la pena ricordare anche Ez. 18,21-22:

Se l'empio si allontana da tutti i peccati che commetteva, se osserva tutte le Mie leggi e pratica l'equità e la giustizia, egli certamente vivrà, non morirà. ​Nessuna delle trasgressioni che ha commesse sarà più ricordata contro di lui; per la giustizia che pratica, egli vivrà.

Il perdono di Dio non va inteso come la totale rimozione del ricordo del peccato dalla mente di Dio, ma significa che non c'è più una colpa da imputare per quei peccati perdonati, e quindi più nessuna condanna da applicare su chi si è pentito sinceramente. Questo implica che, nel cuore di Dio, i peccati perdonati non possono essere più rinfacciati.


La dimenticanza divina: non una rimozione, ma un rifiuto di imputare

Come si è detto poc'anzi, il concetto di "dimenticare" i peccati non si riferisce a una vera e propria cancellazione del ricordo dalla mente, ma alla decisione di non imputarli più, come ci insegna Eb. 8,12:

Perché Io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati.

In questa visione, la dimenticanza di Dio non significa che il peccato non venga più ricordato, ma che non viene più considerato né imputato alla persona che è stata perdonata. È un atto di liberazione che porta alla restaurazione del rapporto con Dio, senza che il peccato precedente venga utilizzato come arma di condanna.

Rinfacciare un peccato perdonato, dunque, non solo va contro la natura misericordiosa di Dio, ma impedisce alla persona di sperimentare la vera libertà del perdono. Dio, infatti, ha preso su di Sé la responsabilità dei nostri peccati attraverso il sacrificio del Messia sulla croce, rendendo chiunque si pente libero dalla condanna (Rom. 8,1).


La guarigione spirituale e la Liberazione dal rinfaccio

Il cammino spirituale di un cristiano deve essere orientato verso la guarigione e la liberazione dai legami con il passato, soprattutto con i peccati che sono stati perdonati da Dio. Non possiamo permettere che gli altri, consciamente o inconsciamente, ci ricordino continuamente ciò che è stato già perdonato. L'invito biblico a perdonare e a dimenticare i peccati del passato è un invito alla guarigione propria non quella altrui, e non solo nel rapporto con Dio, ma anche nel nostro cuore e nella nostra mente.

Nel momento in cui si riconosce che ciò che è stato perdonato da Dio non ha più potere su di noi, si inizia a camminare nella libertà che solo il perdono divino può donare. Così come Dio ha cancellato i nostri peccati, siamo chiamati anche noi a non rinfacciare mai agli altri ciò che Dio ha già perdonato prima di noi.


Conclusione

La violenza psicologica derivante dal rinfaccio dei peccati passati non solo contraddice la grazia di Dio, ma rivela una spiritualità che non ha compreso appieno la potenza del perdono divino. La misericordia di Dio ci invita a guardare oltre gli errori, ad accogliere la persona nella sua totale rinnovazione, e a non permettere che il passato detti il destino di un'anima. Perché, come scrive il profeta Isaia, "Io, io sono colui che cancella le tue trasgressioni per amore di me stesso, e non ricorderò più i tuoi peccati" (Isaia 43:25). Se Dio non ci rinfaccia ciò che abbiamo fatto, chi siamo noi per continuare a farlo?

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