Passa al contenuto

Non chiunque mi dice "Signore Signore"...

Una delle tante prove della Deità di Yeshua
1 agosto 2025 di
Non chiunque mi dice "Signore Signore"...
Yeshivat HaDerek, Daniele Salamone
| Ancora nessun commento

Introduzione

Le parole di Yeshua in Matteo 7,21 – «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore” entrerà nel regno dei cieli» – sono frequentemente interpretate come un richiamo alla sincerità del cuore o alla coerenza tra parole e opere. Ma sotto questa superficie morale si cela un’affermazione ben più radicale e teologicamente sovversiva: un’autoproclamazione velata ma inequivocabile di essere il Signore stesso dell’Alleanza, YHWH. Nel contesto ebraico e biblico, la doppia ripetizione del titolo «Signore» non è una figura stilistica casuale né un’iperbole oratoria, ma un modulo liturgico e teoforico dalla lunga genealogia nella Scrittura. Quando Yeshua si appropria della formula “Κύριε, Κύριε” («Kyrie, Kyrie»), si inserisce volutamente nella linea linguistica e cultuale che nella Bibbia greca dei Settanta (LXX) designa l’Altissimo, Adonai YHWH. Non si limita a condannare la superficialità religiosa: sta rivendicando per Sé stesso il titolo divino per eccellenza.

Questa tesi verrà dimostrata filologicamente, teologicamente e retoricamente, mostrando come il linguaggio di Yeshua ricalchi quello riservato a Dio stesso nel Tanakh e nella sua traduzione greca, la LXX, e come dunque la Sua Deità emerga con evidenza indiscutibile per ogni lettore attento.


Matteo 7,21 e l’uso cristologico di «Kyrie, Kyrie»

Nel testo di Matteo 7,21 leggiamo:

οὐ πᾶς ὁ λέγων μοι· Κύριε Κύριε, εἰσελεύσεται εἰς τὴν βασιλείαν τῶν οὐρανῶν...

Non chiunque Mi dice: "Signore, Signore" entrerà nel regno dei cieli...

L’espressione Κύριε Κύριε è una ripetizione enfatica, grammaticalmente in vocativo, che sottolinea l'appellativo rivolto a Yeshua da parte dei suoi interlocutori. Ma non è un’invenzione del Vangelo; essa è parte della lingua sacra già presente nella LXX.

Nel pensiero semitico, la ripetizione di un nome o di un titolo equivale a una intensificazione del significato, una forma di assolutizzazione (Gen. 22,11: «Abraamo, Abraamo!»; 2 Sam. 18,33: «Abshalom, Abshalom!»). Quando la ripetizione riguarda il titolo «Signore», essa assume un tono liturgico e teoforico: non si tratta solo di un titolo umano di rispetto, ma di una designazione diretta del Dio d’Israele.


La fonte ebraica: “Adonai YHWH” e il timore reverenziale

Nel Testo Masoretico (Bibbia ebraica), il binomio “Adonai YHWH” (אֲדֹנָי יְהוִה) appare in numerosi contesti profetici. È un titolo solenne, rivolto esplicitamente a Dio in quanto Signore Sovrano (Adonai) e Nome proprio (YHWH). Tuttavia, poiché “Adonai” è già una forma di rispetto usata per il Nome, i Masoreti evitarono la lettura «Adonai Adonai» sostituendo la vocalizzazione di YHWH con quella di “Elohim”, così che il lettore pronunciasse «Adonai Elohim».

Ecco alcuni esempi chiave in cui appare l'espressione:

  • (Ezechiele 2,4) כֹּה אָמַר אֲדֹנָי יְהוִה → Così dice il Signore, YHWH.
  • (Amos 7,1) כֹּה הִרְאַנִי אֲדֹנָי יְהוִה → Così mi mostrò il Signore, YHWH.
  • (Abacuc 3,19) יְהוָה אֲדֹנָי חֵילִי → YHWH, il Signore, è la mia forza

Nel testo ebraico, quindi, la duplicazione teoforica ha un valore intensivo e sacrale. Ma è nella traduzione greca della LXX che questa formula assume un'importanza ancora più significativa.


La LXX e la resa di “Adonai YHWH” come “Kyrios Theos”

Nella Septuaginta, la combinazione “Adonai YHWH” viene resa quasi costantemente con: Κύριος ὁ Θεός (il Signore Dio). Tuttavia, in alcuni contesti poetici o solenni, i traduttori mantengono la doppia ripetizione del termine Kyrios nella forma Kyrie, anziché sostituire uno dei due con Theos, quindi rendendo "Adonai YHWH" con la ripetizione Kyrie Kyrie. Questo è il caso di diversi Salmi e profezie. Un esempio emblematico è:

  • Salmo 140,7 (LXX 139,7) ἐπικάλεσαι Κύριε Κύριε δύναμίς μου → Ti ho invocato, Signore, Signore, mia forza.
  • Salmo 109,21 (LXX 108,21) Σὺ δὲ, Κύριε Κύριε, ποίησόν μοι → Ma tu, Signore, Signore, agisci per me.

Queste formule non sono formule d’appellativo comune: sono invocazioni teologicamente cariche, rivolte esclusivamente a Dio. Di conseguenza, la formula Kyrios, Kyrios è un equivalente funzionale e cultuale di “Adonai YHWH”!

Dunque, quando Yeshua dice «non chiunque mi dice: Kyrios, Kyrios», Egli si presenta come destinatario di una formula che nella Scrittura greca è riservata soltanto a Dio. Questo non è solo suggestivo; è rivoluzionario. E il Suo uditorio lo capiva benissimo!


L’identificazione implicita ma potente: Yeshua è Adonai YHWH

Sottolineiamo la portata dell’affermazione di Yeshua. Egli dice: «Non chiunque Mi dice: "Kyrios, Kyrios"». Egli è il destinatario dell’invocazione “Kyrios, Kyrios”, la stessa riservata nei Salmi a YHWH stesso. Ma solo Dio riceve tale invocazione nella LXX. Yeshua, assumendola su di Sé, si pone come destinatario dell’appellativo divino, esattamente come nei testi profetici e nei Salmi. Nessun profeta, nessun angelo, nessun uomo pio nella Bibbia è mai chiamato con il doppio "Kyrios". Solo Dio.

Questo passaggio dunque non è una mera ammonizione morale: è una autodichiarazione ontologica. Yeshua sta affermando:

Non basta riconoscere che Io sono YHWH Adonai con le labbra, se non fate la volontà di Mio Padre che è nei cieli.

E con ciò distingue il Padre (la fonte) e Sé stesso come Kyrios, pienamente inserito nella dinamica trinitaria delle Scritture Apostoliche.


Il "Kyrios" paolino e la continuità con il Tanakh

L’uso del termine Kyrios per riferirsi a Yeshua è massiccio e sistematico negli Scritti Apostolici. In particolare, Filippesi 2,9-11 è il fulcro cristologico:

[...] affinché nel nome di Yeshua si pieghi ogni ginocchio [...] e ogni lingua confessi che Yeshua il Messia è il Signore (Kyrios), a gloria di Dio Padre.

Questa è una citazione diretta di Isaia 45,23, in cui YHWH dice:

[...] davanti a Me si piegherà ogni ginocchio e confesserà ogni lingua [...]

Nella LXX:

ὅτι ἐμοὶ κάμψει πᾶν γόνυ, καὶ ἐξομολογήσεται πᾶσα γλῶσσα τῷ Θεῷ

Applicare tale passo a Yeshua equivale a identificarlo con YHWH stesso. Il Kyrios di cui si piegano le ginocchia è il Dio d’Israele.


La ripetizione «Signore, Signore» nei Vangeli: un’esclusiva di Yeshua

Oltre a Matteo 7,21, l’invocazione doppia “Signore, Signore” è presente anche in Luca 6,46:

Perché Mi chiamate: “Signore, Signore”, e non fate ciò che dico?

In entrambi i casi, l’interlocutore è Yeshua stesso. Questo dato è fondamentale: la formula “Kyrios Kyrios” non è usata da nessuno nei Vangeli riferita a terzi, ma solo a Yeshua, e con lui come soggetto diretto. In altre parole, i Vangeli riconoscono che Yeshua è degno dell’invocazione riservata a YHWH, e Lui stesso la accetta, senza smentirla, ma anzi usandola per emettere giudizio escatologico, prerogativa esclusiva di Dio.

L'identità divina di Yeshua non è un'aggiunta tardiva del dogma ecclesiastico, ma emerge naturalmente e potentemente già nel linguaggio dei Vangeli e degli Scritti Apostolici. In particolare, l’uso della formula “Kyrios, Kyrios” in bocca a Yeshua o a chi lo invoca è la prova filologica, esegetica e liturgica che la Kehillah antica non ha inventato la deità del Messia, ma l’ha riconosciuta già a partire dal linguaggio biblico preesistente.

L’unico modo per spiegare l’uso intenzionale e consapevole della formula “Kyrios, Kyrios” nel contesto della figura di Yeshua è riconoscere che Egli si pone come il Kyrios della LXX, ovvero come il Signore Iddio d’Israele.


Conclusione

Le parole di Yeshua in Matteo 7,21 non sono semplicemente un ammonimento morale. Sono una rivelazione cristologica. Egli si presenta come Colui che giudica, come Colui a cui ci si rivolge come "Signore, Signore", e come Colui la cui volontà è determinante per l’ingresso nel Regno dei cieli.

Alla luce della Bibbia dei Settanta, è innegabile che l’invocazione "Kyrios, Kyrios" è una forma tradotta dell’ebraico "Adonai YHWH". E poiché nessun altro è mai stato invocato così se non YHWH, Yeshua sta identificandosi esplicitamente con Dio stesso. Questa è la confessione che salva, ma anche quella che giudica: non basta dire "Signore, Signore". Occorre riconoscere chi Egli è, e seguire la Sua volontà. Perché il Signore Yeshua è davvero YHWH Adonai.


Bibliografia
  1. Bruce, F.F. The New Testament Development of Old Testament Themes. Grand Rapids: Eerdmans, 1968.
  2. Bauckham, Richard. Jesus and the God of Israel. Grand Rapids: Eerdmans, 2008.
  3. Hurtado, Larry W. Lord Jesus Christ: Devotion to Jesus in Earliest Christianity. Grand Rapids: Eerdmans, 2003.
  4. Fitzmyer, Joseph A. The Gospel According to Luke I–IX. New York: Doubleday, 1981.
  5. Gignac, Francis T. An Introductory New Testament Greek Course. Vol. 2. Catholic Biblical Association, 1991.

KYRIOS
Il Messia Divino

Se vuoi saperne di più e scoprire in modo sistematico e inconfutabile le prove bibliche sulla Divinità del Messia Yeshua, ordina il libro e iscriviti gratuitamente al nostro corso.


Ordina il libro


Condividi articolo
Archivio
Accedi per lasciare un commento