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Parashat Tetzaveh (Es. 27,20—30,10)

Spirito Santo: il fuoco interiore dell'obbedienza
7 giugno 2025 di
Parashat Tetzaveh (Es. 27,20—30,10)
Yeshivat HaDerek, Daniele Salamone
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Introduzione

Cosa unisce l’olio puro del Tabernacolo, l’ubbidienza rifiutata da un re, e la voce profetica soffocata da un governante debole? La risposta si trova in una parola ebraica profonda e misteriosa: Ruach haQodesh, lo Spirito Santo.

Dall’Esodo a Samuele, fino al Vangelo di Marco, emerge un filo rosso che attraversa la Scrittura come un soffio ardente: Dio non cerca rituali, ma cuori obbedienti, infiammati dallo Spirito. La vera adorazione, l’ubbidienza genuina, la testimonianza coraggiosa, tutto nasce dalla Presenza viva della Ruach dentro di noi.


Parashah (Esodo 27,20–30,10)

Olio puro e fuoco continuo: l’obbedienza non è un rito, ma una fiamma interiore

Dio ordina che i figli d’Israele portino olio purissimo, per alimentare la Menorah nel Santuario. Questo fuoco non può spegnersi, perché simboleggia la Presenza costante di Dio e Suo popolo. Allo stesso modo, l’incenso sull’altare d’oro deve essere composto secondo prescrizioni divine – una fragranza santa a YHWH.

Questi elementi non sono decorativi. Sono segni viventi della necessità di una devozione pura, continua, non mescolata al nostro ego. L’olio puro è figura dello Spirito: senza Ruach haQodesh, nessuna lampada può rimanere accesa. L’incenso è immagine della preghiera, ma se non nasce da un cuore pieno di Spirito, diventa fumo vuoto.

L’ubbidienza richiesta da Dio non è rituale, ma spirituale. Non basta “fare per Dio”: bisogna essere ripieni di Dio. Solo la Ruach può fare di noi tabernacoli viventi, in cui il fuoco non si spegne mai.

Come Yeshua, siamo chiamati a essere Menorah accese:

non con potenza, né con forza, ma per il Mio Spirito, dice YHWH (Zac. 4,6)


Haftarah (1 Samuele 15,22)

"Sacrifici senza Spirito: il peccato di un re che ubbidì a metà"

Dio comanda a Saul di distruggere totalmente Amalek, nemico storico d’Israele. Ma Saul decide di risparmiare il re Agag e il meglio del bottino, giustificandosi con un’offerta cultuale. Apparentemente ha fatto quasi tutto, ma il profeta Samuele smaschera il cuore dietro l’azione:

L’ubbidienza (shama') vale più del sacrificio, il dare ascolto più del grasso dei montoni (1 Sam. 15, 22)

La radice shama‘ significa sia ascoltare (shema') che obbedire. Saul ha ascoltato, ma a modo suo. Ha scelto di interpretare la Parola di Dio piuttosto che sottomettersi. Ha sacrificato animali, ma non il proprio orgoglio. Ha scelto la religiosità anziché la santità.

La Scrittura ci dice che «lo Spirito di YHWH si ritirò da Saul» (1 Sam. 16,14). Aveva ricevuto la Ruach, ma non l’ha custodita. Senza lo Spirito, persino l'unto del Signore può cadere. La disubbidienza, anche mascherata da zelo, è ribellione spirituale.

L’assenza della Ruach porta alla confusione. La Sua presenza, invece, produce un cuore intero, ubbidiente, acceso di verità. Yeshua ha detto: «Io faccio sempre le cose che piacciono al Padre» (Giov. 8,29). È questo il cuore che Dio cerca: un cuore unto dallo Spirito.


Besorah (Marco 6,14–29)

Una coscienza spezzata, una voce decapitata: quando lo Spirito è soffocato

Erode è incuriosito da Giovanni il Battista. Lo ascolta, lo teme, lo rispetta, ma non cambia. È il quadro tragico di un uomo combattuto: tra la verità e la politica, tra la luce e l’immagine. Quando Salomè chiede la testa del profeta, Erode cede, per non perdere la faccia davanti agli invitati.

Giovanni è profeta della verità, figura della Ruach che grida nel deserto. Ma un cuore che non vuole piegarsi, alla fine, preferisce spegnere la voce piuttosto che obbedire ad essa.

Questo episodio ci mostra cosa accade quando l’uomo soffoca la voce dello Spirito. Paolo dirà: «Non spegnete lo Spirito» (1 Tess. 5,19). Erode lo ha fatto. Saul lo ha fatto. Ma Yeshua no.

Yeshua è il vero Profeta, il vero Re, il vero Servo. È l’unico che non ha soffocato la voce del Padre, ma l’ha ascoltata fino alla croce. È Lui che ci promette di immergerci con lo Spirito Santo (Mc. 1,8). È Lui che ci offre la potenza per resistere al compromesso, per vivere nella verità, per non vendere la nostra coscienza al consenso.

Senza la Ruach, possiamo ammirare i profeti, ma li mettiamo a morte. Con la Ruach, diventiamo noi testimoni, pronti a perdere tutto per la verità.


Conclusione

Le tre porzioni di oggi non sono storie distanti, ma specchi del nostro cuore. Siamo come i sacerdoti del Santuario: abbiamo bisogno di olio puro. Siamo come Saul: tentati di offrire religiosità al posto di ubbidienza. Siamo come Erode: combattuti tra coscienza e immagine. Ma c’è una via diversa.

Yeshua ci invita a immergerci nella Ruach, lo Spirito Santo. Questo Spirito accende una fiamma che non si spegne. Produce frutti veri. Trasforma l’ascolto in obbedienza. E ci rende testimoni viventi.

Non basta ascoltare. Non basta sacrificare. Non basta apprezzare la verità. Bisogna essere riempiti dello Spirito del Messia.

Chi ha orecchi per udire, oda ciò che lo Spirito dice… (Ap. 2,7)

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