Introduzione
Uno dei dibattiti più accesi riguardanti la Torah è la sua datazione. Secondo l'ipotesi documentaria, la Torah sarebbe stata redatta in epoca post-esilica (IV sec. a.C.), frutto di un processo di tradizionalizzazione (W. Brueggemann) e raccolta di tradizioni orali e testuali precedenti (fonti E, J, D e P), queste ultime andate perdute. Tuttavia, un'analisi linguistica attenta di alcuni toponimi (nomi di città) potrebbe offrire prove significative a favore dell'antichità della Torah. Qualche anno fa, un caso particolarmente interessante che mi è saltato all'occhio facendo uno studio comprato della Torah con i testi del Vicino Oriente antico (ANET), è quello del nome כלנה (Kalneh, «fortezza di Anu»), menzionato in Gen. 10,10. Questo toponimo sembra risalire a un'epoca molto più antica di quanto ipotizzato dai critici delle fonti.
Il problema del nome "Kalneh"
In Gen. 10:10 leggiamo:
All'inizio del suo regno [Nimrod] vi furono Bavel, Erek, Akkad e Kalneh nel paese di Shin'ar (mia traduzione, Commento alla Genesi, vol. 1, TPI 2018, p. 243).
Kalneh, così come Erek e la mesopotamica Uruk, si inserisce in un contesto che descrive le città della Mesopotamia primordiale post-diluviana, storicamente legate alla figura di Nimrod e contemporanee al regno di Hammurabi, sovrano di Babilonia. Tuttavia, nel periodo post-esilico, il nome Kalneh non era più in uso da secoli, essendo stato sostituito dal toponimo «Nippur». Questo solleva una questione critica per chi sostiene che la Torah sia stata redatta in un periodo così tardo, come quello post-esilico: perché un presunto autore o redattore di tale epoca (come Esdra) avrebbe scelto di utilizzare un nome antico di almeno cinquecento anni, invece di riferirsi alla città con il nome ufficiale in uso al suo tempo? Perché optare per Kalneh anziché Nippur?
Kalneh e l'era sumerica
Un'analisi etimologica rivela che Kalneh potrebbe non essere semplicemente un'alterazione casuale di Nippur, ma piuttosto la traslitterazione ebraica di un nome ancora più antico: ENLIL-KI (scritto con i logogrammi cuneiformi 𒂗𒂍𒆠, Nibbur in Accadico). Negli antichi testi sumerici, Nippur era conosciuta come «Enlilki», ossia «la terra di Enlil» (Enlil + Ki), riferendosi a una delle divinità principali del pantheon sumerico.
La corrispondenza tra Kalneh ed Enlilki diventa ancora più evidente se consideriamo l'uso ebraico delle consonanti senza vocali, come era prassi nei testi antichi. La LXX legge Χαλαννη (Chalanne). Le consonanti ebraiche di Kalneh (כלנה - KLNH) possono essere confrontate con quelle di Enlilki (NLLK). Se leggiamo le consonanti NLLK al contrario, otteniamo una corrispondenza sorprendente: KLNH (kalneh) ↔ KLLN! Questo tipo di trasposizione linguistica è coerente con i normalissimi processi di adattamento dei nomi tra le culture mesopotamiche ed ebraiche.
Implicazioni per la datazione della Torah
Se la Torah fosse stata redatta in epoca post-esilica (IV sec. a.C.) — come sostenuto dai critici delle fonti (Geddes, Bertholdt, Hartmann, Wellhausen ecc.) — sarebbe lecito attendersi l'impiego del toponimo contemporaneo «Nippur» o di una sua variante ebraica più affine (per es. il moderno Niffer o il talmudico Nofer), piuttosto che un nome ormai arcaico come «Kalneh». Questo dato suggerisce che l'autore originale della Torah avesse accesso a informazioni geografiche e storiche antecedenti alla mutazione del nome di questa città, il che risulterebbe coerente con una composizione risalente all’epoca mosaica (1500-1200 a.C.). In effetti, il toponimo Kalneh, derivato indubbiamente da Enlilki, è attestato in testi che coprono un arco temporale compreso tra il IV millennio e l’VIII-VII secolo a.C., ossia circa 500 anni prima dell’inizio dell’era post-esilica. Tale evidenza avvalora la tesi di una tradizione testuale di molto anteriore alla presunta rielaborazione del periodo persiano.
Inoltre, l'uso del nome Kalneh implica che le fonti della Torah non solo risalgano a un'epoca molto antica, ma che l'autore fosse a conoscenza delle denominazioni originali delle città mesopotamiche, rafforzando l'idea che Mosè, vissuto in un contesto vicino alla Mesopotamia, potesse essere l'autore o il compilatore principale del testo. In fondo, numerosi testi biblici attribuiscono alla Torah la paternità mosaica:
- Es. 17,14; 24,4; 34,27.
- Lev. 1,1-2; 4,1; 6,1; 6,8; 8,1; 11,1; 27,34.
- Num. 33,1-2.
- Deut. 1,1-5; 4,44-45; 27,1-8; 28,58-61; 29,20-21; 31,9-13; 31,24-26.
- Gios. 1,7-8; 8,31-32; 8,34; 23,6.
- 1 Re 2,3; 8,53.
- 2 Re 14,6; 21,8; 23,25.
- Esd. 3,2; 6,18; 7,6.
- Ne. 8,1; 8,14; 13,1.
- Dan. 9,11-13.
- Mal. 3,22.
- Mc. 7,10; 10,3-5; 12,26.
- Lc. 2,22; 5,14; 16,29-31; 24,27; 24,44.
- Giov. 1,17; 5,45-47; 7,19.
- At. 3,22; 7,37-38.
- Rom. 10,5.
- 1 Cor. 9,9.
- 2 Cor. 3,15.
Conclusione
L'analisi linguistica del toponimo "Kalneh" offre un'ulteriore conferma dell'antichità della Torah. La sua connessione con il nome sumerico "Enlilki" suggerisce che l'autore della Torah avesse accesso a fonti e conoscenze precedenti all'epoca post-esilica. Questo elemento costituisce una sfida decisiva per la teoria documentaria, proponendo che la Torah abbia origini più remote di quanto comunemente sostenuto dagli studiosi critici. Ne consegue che il testo originario non fosse redatto nei caratteri ebraici quadrati, ma piuttosto in una forma antecedente. Non è improbabile che il cuneiforme stesso possa essere stato utilizzato come forma iniziale di trascrizione della Torah di Mosè, considerato che in terra di Madian e nel deserto del II millennio a.C., la scrittura più usata era proprio quella cuneiforme, assai nota agli Egiziani e a tutti i popoli del Vicino Oriente antico. In questa prospettiva, la presenza di un nome tanto arcaico nel contesto biblico diventa un indicatore significativo a favore della tradizionale attribuzione mosaica della Torah.