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Lo Spirito come "sigillo"

Cosa si intende quando leggiamo che lo Spirito Santo ci viene dato come "sigillo?
8 luglio 2025 di
Lo Spirito come "sigillo"
Yeshivat HaDerek, Daniele Salamone
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Introduzione

Tra le metafore più dense e discusse della teologia neotestamentaria, il concetto di sigillo dello Spirito Santo occupa un posto centrale nel dibattito sulla salvezza, sulla perseveranza dei santi e sul ruolo dello Spirito nella vita del credente. Spesso interpretato come garanzia inviolabile e definitiva di redenzione, il termine “sigillo” viene talvolta frainteso alla luce di letture dogmatiche o sistematiche che poco hanno a che fare con il contesto biblico originale.

Questo breve articolo si propone di restituire al “sigillo” il suo significato autentico, radicato nel linguaggio simbolico del Vicino Oriente antico e nelle Scritture, tanto nel Tanakh quanto nelle Scritture Apostoliche. Attraverso un’indagine filologica e storica dei termini chatam e sfragis, e mediante il confronto con le pratiche culturali antiche, si intende chiarire che il sigillo dello Spirito non implica l’impossibilità di smarrirsi, ma indica piuttosto appartenenza, autenticazione e responsabilità. Lungi dall’essere una licenza a perseverare nell’infedeltà, il sigillo è un invito continuo alla fedeltà nel patto.


Il sigillo nel Vicino Oriente antico e nel Tanakh

Nel Vicino Oriente antico e nel Tanakh la nozione di sigillo aveva un valore legale e simbolico: indicava l’appartenenza o l’autorità su qualcosa, la certezza di autenticità e la protezione da manomissioni. In ebraico la parola usata è חתם (chatam), attestata 42 volte nel Tanakh. Clines rileva che chatam deriva probabilmente dall’egizio ed era impiegata per sigillare anelli, documenti o contenitori. Anche in greco il termine corrispondente è σφραγίς (sfragis), che in ambito antico significava «segno di proprietà» o «marchio» sul documento. Il suo uso nel Tanakh si collega a usanze note: per esempio, Geremia fa sigillare gli atti di proprietà (Ger. 32,10-14) e il re Dario sigilla la fossa di Daniele con il suo anello (Dan. 6,17) per «bloccare» una situazione. Secondo Arndt e Gingrich, sigillare equivale appunto a «chiudere o bloccare impedendo un cambiamento».

Funzioni concrete del sigillo biblico sono dunque:

  • Segno di proprietà o autorità (un oggetto o persona «sigillata» appartiene a qualcuno).
  • Certificazione di autenticità (garanzia legale che un documento non è contraffatto).
  • Barriera protettiva che impedisce la manomissione (come per una tomba sigillata in Mt. 27,66).
  • Identità e eredità legittima (Goodwin osserva che un sigillo assicurava che un’eredità fosse autentica e destinata al legittimo beneficiario).

Queste funzioni mostrano che i sigilli antichi non erano inviolabili per natura: per aprire o utilizzare ciò che era sigillato bastava spezzare il sigillo con l’autorità dovuta, come dimostra l’Apocalisse quando «solo l’Agnello può spezzare i sigilli» del libro celeste. Anche nel Tanakh un sigillo poteva essere rimosso nel momento opportuno, confermando che esso indicava un vincolo formale ma non una barriera metafisica irreversibile.


Il “sigillo” dello Spirito nelle Scritture Apostoliche

Nelle Scritture Apostoliche la metafora del sigillo viene applicata allo Spirito Santo. Paolo afferma che i credenti sono stati «segnati col proprio sigillo» di Dio e hanno ricevuto in cuore la caparra dello Spirito (2 Cor. 1,22). Analogamente Ef. 4,30 dice che siamo «sigillati con lo Spirito Santo, in vista del giorno della redenzione». In greco i verbi utilizzati (σφραγίζω, ἐσφραγίσθητε) richiamano esattamente il linguaggio legale del sigillo antico: essi indicano che il credente è marcato come proprietà di Dio. Gli esegeti notano che questa immagine enfatizza appartenenza definitiva al Messia e garanzia di salvezza futura. Il sigillo dello Spirito è collegato al concetto di ἀρραβών (arrabon), ossia pegno o caparra di promessa (Ef. 1,14): come spiegano vari commentatori, questa “caparra” è un anticipo dell’eredità eterna che assicura la conclusione del patto di salvezza. Murdy e Philippa rilevano che il sigillo biblico comporta autenticazione e sicurezza, prevenendo la cancellazione della promessa.

Tuttavia, va chiarito che anche nel linguaggio paolino il sigillo non opera da solo in un meccanismo magico. Pur garantendo la fedeltà di Dio, invita all’impegno umano: infatti subito dopo la menzione del sigillo Paolo esorta a «non contristare lo Spirito Santo» col quale siamo sigillati (Ef. 4,30). Ciò implica che il discepolo deve custodire attivamente il dono ricevuto. In altri termini, la salvezza suggellata dallo Spirito è certo sicura nelle mani di Dio, ma la Bibbia non annulla la libertà di chi crede. L’idea cristiana corretta è piuttosto che lo Spirito custodisce e guida il credente, senza costringerne la volontà, come mostra lo stesso Paolo che descrive il sigillo come pegno della futura redenzione.


Confronto tra Tanakh e Scritture Apostoliche

Nel Tanakh il sigillo era un atto concreto di chiusura e protezione — un marchio visibile che però poteva essere aperto dai legittimi destinatari o da chi ne era autorizzato. Nelle Scritture Apostoliche il simbolismo del sigillo si carica di significato spirituale: lo Spirito Santo stesso è il sigillo che conferma l’appartenenza del credente (il destinatario) a Dio. In entrambi i casi il senso è di garanzia legale: di identità (il sigillo marca l’identità del proprietario) e di fedeltà di Dio alla Sua promessa. Ma la rivelazione biblica non trasforma il sigillo in un vincolo meccanico d’eterna sicurezza. Il Tanakh insegna che un sigillo può essere rimosso (spezzato), come del resto avviene nell’Apocalisse. Allo stesso modo, nel linguaggio paolino il sigillo dello Spirito indica uno stato di grazia qui e ora confermato, non una costrizione che escluda la possibilità di allontanarsi.

Metti a fuoco
Così come nei tempi antichi solo il mittente o il destinatario erano autorizzati a spezzare un sigillo apposto su un documento ufficiale, così anche nel contesto spirituale solo due soggetti possono dissigillare l’opera dello Spirito Santo: Dio, che è l’autore del sigillo ed è lo Spirito stesso, e il credente, che ne è il destinatario. Tuttavia, poiché Dio è perfettamente fedele e non viene mai meno alle Sue promesse (cfr. Giov. 10,28), finché dipende da Lui Egli non dissigilla di propria iniziativa né annulla il patto stabilito con il credente. È il singolo individuo, piuttosto, che può infrangere il sigillo spirituale attraverso il deliberato rinnegamento della fede in Yeshua.
La salvezza non è guadagnata per opere, e allo stesso modo non si perde a causa delle opere: ciò che infrange il sigillo è l’abbandono consapevole della fedeltà al Messia Yeshua.
Dio rimane sempre fedele alla Sua Parola; ma non ha mai dichiarato che chi entra nel patto non possa uscirne. 

In definitiva, «essere sigillati dallo Spirito» significa fondamentalmente essere riconosciuti come proprietà di Dio e avere una promessa certa (la caparra di cui dice Ef. 1,14), ma non toglie al credente il dovere di perseverare nella propria responsabilità e nella fede. In quest’ottica, la Scrittura sottolinea che il sigillo dello Spirito testimonia la fedeltà di Dio (non quella dell'uomo), senza eliminare la responsabilità di chi ha ricevuto il sigillo.


Conclusione

Il sigillo dello Spirito Santo, lungi dall’essere un marchio irrevocabile che annulla la libertà umana, è nella Bibbia il segno tangibile dell’appartenenza al Dio vivente, una garanzia della Sua fedeltà e una chiamata alla perseveranza. L’analisi semantica dei termini originali, unita alla testimonianza delle Scritture e al contesto culturale del Vicino Oriente antico, dimostra che il sigillo divino non è un vincolo coercitivo, ma una protezione destinata a chi rimane fedele nell’alleanza. Come ogni patto biblico, esso richiede la fedeltà di entrambe le parti: Dio, che non viene mai meno alle Sue promesse, e l’uomo, che deve custodire nel cuore ciò che gli è stato affidato. Tradire il sigillo non è impossibile, ma tragicamente reale per chi sceglie di rinnegare il Messia. Comprendere il significato autentico di questo sigillo dello Spirito è fondamentale per vivere con timore santo, riconoscendo in esso non solo una garanzia, ma una responsabilità spirituale.


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