Introduzione
Di fronte a un mare di denominazioni, movimenti e comunità cosiddette cristiane, chi desidera avvicinarsi alla fede in Yeshua con cuore umile e sincero si trova spesso, e comprensibilmente, in uno stato di smarrimento. Non è facile capire a chi rivolgersi o quali scuole di pensiero seguire, tra quelle che affermano di essere più fedeli alle Scritture. Questo perché ogni movimento o congregazione cristiana sostiene di possedere la verità e di camminare secondo la sana dottrina.
In questo primo articolo presenterò tre criteri fondamentali, alla luce della Scrittura, per riconoscere la genuinità di una scuola di pensiero o di una comunità. In un secondo articolo proporrò invece alcune analogie pratiche per interiorizzare questi concetti e imparare a riconoscere i cosiddetti “venditori del Vangelo a buon mercato”.
Premessa: chi o cosa è la Kehillah?
Prima di entrare nel vivo, è necessario ribadire con chiarezza che la vera Kehillah del Messia è una sola e non porta alcuna denominazione. Tutti i credenti nati di nuovo, ossia tutti i discepoli di Yeshua, fanno parte del Corpo del Messia, la Kehillah (Ef. 1,22-23; Ef. 4,12-16). Per questo motivo, è più corretto chiedersi “Chi è la Kehillah?” piuttosto che “Che cosa è la Kehillah?”. Essa non è un’istituzione fondata da uomini, ma l’insieme dei credenti che formano un solo Corpo, di cui Yeshua è il Kyrios, il Signore. Colui che mantiene unito questo Corpo è lo Spirito Santo, mandato per guidare, edificare e far funzionare armoniosamente la Kehillah, composta da molte comunità sparse in tutto il mondo, come un Corpo vivente che cammina secondo lo Spirito e osserva i comandamenti di Dio.
È fondamentale avere chiaro questo principio quando ci si avvicina alla fede in Yeshua. La fede non è una pratica statica, rituale o meramente liturgica; è una realtà viva, dinamica, sostenuta dallo Spirito Santo attraverso le pneumatikà, le opere trinitarie che Egli compie nei credenti nati di nuovo. Queste si esprimono in tre forme: doni di grazia (in relazione allo Spirito), ministeri (in relazione al Figlio) e opere di potenza (in relazione al Padre). Tutto questo è volto al bene comune della Kehillah e non alla gloria del singolo (cfr. 1 Cor. 12; Rom. 12).
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I tre elementi fondamentali per riconoscere la genuinità di una comunità locale
Una volta compreso chi è la Kehillah, possiamo individuare tre elementi fondamentali, alla luce della Scrittura, che aiutano a discernere, nel vasto panorama di comunità e denominazioni, la vera Kehillah di Yeshua.
1. Porre il fondamento della fede nel Messia Yeshua
È fondamentale che la fede sia fondata unicamente su Yeshua e sulla Sua Parola, la Bibbia. Questo è il punto di partenza imprescindibile: «Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già è stato posto, cioè Yeshua il Messia» (1 Cor. 3:11). Yeshua, «Colui che crea la fede e la rende perfetta» (Eb. 12:2), è l’unico fondamento stabile sul quale edificare una vita cristiana autentica. Egli stesso dichiara di essere «la Via, la Verità e la Vita» e che «nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me» (Giov. 14,6).
Questo significa che, se Lo confessiamo come Salvatore e Signore, la Bibbia — la Parola incarnata (Giov. 1,1) — deve essere la nostra unica bussola. Nessun altro libro o fonte può affiancarsi ad essa come autorità pari; ogni pensiero, insegnamento o scritto umano deve essere valutato alla luce delle Scritture. Solo attraverso la Bibbia possiamo conoscere veramente chi è Dio e, mediante il Suo Spirito, ricevere illuminazione per comprendere la Sua volontà e camminare nella Sua via (Sal. 119,105).
Gli stessi Vangeli ci offrono un esempio chiaro, senza bisogno di ricorrere a immagini extra-bibliche: Mt. 7,24-27 e Lc. 6,46-49 narrano la parabola dell’uomo saggio che costruisce la sua casa sulla roccia e di quello stolto che la edifica sulla sabbia. Lo stolto è colui che, in cuor suo, dice «Non c’è Dio» (Sal. 14,1; 53,1), mentre il saggio è colui che teme il Signore (Sal. 111,10).
2. Studio costante della Parola nella collettività di una fratellanza
Nessuno nasce già formato, né sul piano naturale né su quello intellettuale; in ogni aspetto della vita c’è un processo di crescita. Lo stesso vale per la fede del cristiano: essa è viva e può essere paragonata a una pianta. Per crescere e portare frutto, una pianta ha bisogno di tre elementi essenziali:
- l’acqua, che rappresenta la Parola;
- la luce, simbolo dello Spirito Santo;
- il buon terreno, cioè la nostra mente rinnovata.
Un esempio di questa dinamica trinitaria è la parabola del seminatore, narrata nei Sinottici.
Per questo, lo studio della Parola di Dio deve essere costante. Non è un esercizio puramente individuale, ma un cammino comunitario: la fede e la conoscenza si coltivano e si vivono nella fratellanza. È dunque fondamentale frequentare comunità o scuole bibliche — come la Yeshivat HaDerek — che pongano al centro lo studio sistematico delle Scritture. Non basta il “classico culto” in cui si prega, si loda e si ascolta una predicazione che viene poi dimenticata poco dopo: occorre un insegnamento continuo, fedele al testo biblico, senza aggiunte né omissioni.
Uno dei principi fondamentali per una crescita sana della fede, appreso alla Yeshivat HaDerek, è: “Disimparare per reimparare tutto”. Significa mettere da parte ogni bagaglio dottrinale non fondato su Yeshua, conservando solo il vero fondamento, e poi ricostruire gradualmente, con studio metodico e fede attiva, un edificio solido: dalle fondamenta ai pilastri, dalle mura portanti fino al tetto e, infine, alle rifiniture interne. Tutto deve essere fatto in ordine, come Dio comanda, similmente alla scrupolosità dei dettagli per la costruzione e arredo del Tabernacolo nel deserto. Ciò richiede tempo, dedizione, costanza, buona volontà, spirito di sacrificio e collaborazione fraterna.
Nota del Moreh
Un giorno, un missionario in visita a casa di mia madre predicò sull’unità della Kehillah, sostenendo che essa dovesse includere ogni denominazione cristiana. Nel suo insegnamento traspariva un’aperta approvazione dell’ecumenismo, accompagnata dall’affermazione che, anche se l’edificio fosse storto, l’importante era che il fondamento — Yeshua — fosse solido.
A questa affermazione obiettai subito, ricordando che sì, siamo «edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti» (Ef. 2,20), e che «l’edificio intero [...] è ben collegato insieme» (v. 21), ma proprio per questo sul fondamento non può crescere nulla di storto o sbilenco. L’espressione «ben collegato», infatti, va intesa dal greco συναρμολογουμένη (synarmologouménē) come «ben ordinato» o «armoniosamente allineato»: un edificio che cresce disallineato non è ordinato, ma instabile, e rischia di crollare piuttosto che elevarsi verso il cielo.
In Ef. 2,20-22 l’apostolo Paolo presenta la comunità dei credenti come un edificio spirituale, fondato sugli apostoli e sui profeti, con Yeshua come pietra angolare. L’immagine dell’«edificio ben collegato insieme» esprime l’idea di una costruzione che si sviluppa dritta e stabile, perfettamente orientata rispetto alla pietra angolare, senza deviazioni né inclinazioni che ne compromettano la solidità. Solo un edificio così, saldo e ordinato, può crescere fino a diventare «un Tempio santo nel Signore».
Naturalmente, questo edificio siamo noi credenti.
3. Mettere in pratica le nozioni acquisite, una fede viva e operativa
Ogni verità appresa nello studio comunitario, sotto la guida dello Spirito Santo, dovrebbe tradursi in pratica nella vita quotidiana. La fede, infatti, non è solo teoria: è azione. La Scrittura afferma che «la fede opera mediante l’amore» (Gal. 5,6) e che «la fede senza le opere è morta» (Giac. 2,17). È vero che non sono le opere a salvarci — la salvezza è per grazia, mediante la fede in Yeshua (Ef. 2,8-9) — ma le opere sono la dimostrazione concreta che la nostra fede è viva: una pianta che porta il buon frutto dello Spirito (Gal. 5,22). Una fede senza opere è come una pianta che non porta frutto: non serve a nulla.
Vivere la fede significa condividere una vita comunitaria in costante trasformazione, modellata dagli insegnamenti biblici e guidata dallo Spirito Santo, che ci plasma giorno dopo giorno per renderci sempre più simili all’immagine del Messia.
Riconoscere le scuole di pensiero che camminano secondo la veridicità della Parola
I tre elementi appena visti costituiscono il terreno fertile, l’humus per discernere tra la moltitudine di scuole di pensiero e movimenti cristiani. Questi principi, tuttavia, non si limitano a un’analisi teorica: coinvolgono direttamente la nostra disposizione a seguire il Signore. Se accettiamo la chiamata di Yeshua a essere Suoi discepoli, il passo successivo sarà trovare un gruppo di credenti il cui scopo sia camminare secondo la Scrittura e vivere una fede autentica e dinamica. Una fede individualistica, solitaria e isolata ci rende membra mozzate e mutilate che si appoggiano sul proprio discernimento.
Nella nostra valutazione possiamo porci alcune domande essenziali:
- In questa comunità o chiesa, il fondamento è realmente solo la Parola di Dio?
- Viene offerto uno studio sistematico delle Scritture, con un corretto approccio spirituale e intellettuale, dove lo Spirito Santo illumina la mente e guida nella comprensione?
- Sono evidenti i frutti dello Spirito, segno di una trasformazione interiore operata da Lui?
Queste domande sono solo un punto di partenza per valutare e discernere con saggezza, senza lasciarsi condurre da emozioni e sentimenti, ma attenendosi a criteri biblici. La Scrittura ci avverte che «il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa» (Ger. 17,9) e ci esorta ad allontanarci da coloro che propongono vie alternative, vendendo un “Vangelo a buon mercato”, enfatizzando emozioni e segni più che la Fonte stessa — Dio — e abusando del nome dello Spirito Santo per interesse personale.
La Bibbia ammonisce a «non avere di sé un concetto più alto di quello che conviene» (Rom. 12,3) e a «imparare a praticare il non oltre quello che è scritto» (1 Cor. 4,6). Lo Spirito Santo non è al nostro servizio: siamo noi a essere al Suo servizio, camminando secondo la Sua guida.
Conclusione
Sia nella Parola di Dio sia nella nostra disposizione interiore troviamo gli elementi necessari per valutare e discernere nel vasto mare di assemblee che la cristianità moderna offre. Molti affermano di promuovere la verità, ma la Verità è Yeshua stesso: non è un concetto astratto e non può essere manipolata dall’uomo. Per questo la nostra fede deve essere fondata nel Kyrios, il Signore della nostra vita, scegliendo con saggezza di avere comunione con tutti i credenti che condividono la stessa visione biblica, così da essere un solo Corpo, nel quale il Suo Spirito Santo ci anima e agisce.
Nel prossimo articolo chiariremo alcuni concetti attraverso delle analogie.