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Salire sulla Sua [b]Arca, la Kehillah del Signore (parte 2)

12 agosto 2025 di
Salire sulla Sua [b]Arca, la Kehillah del Signore (parte 2)
Marco Manitta
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Introduzione

Nel primo articolo ho presentato tre elementi fondamentali per discernere, nel vasto panorama di assemblee che la cristianità moderna offre, la vera e unica Kehillah del Signore, il Corpo del Messia. Abbiamo visto che questi elementi richiedono, prima di tutto, una disposizione personale a seguire il Signore e a lasciarsi guidare e trasformare dal Suo amore mediante lo Spirito Santo. Questo aspetto è essenziale nella ricerca e nella scelta, poiché il punto di partenza siamo noi stessi: solo così potremo trovare un gruppo di fratelli o una comunità che condivida lo stesso scopo di camminare secondo la Scrittura, vivendo una fede autentica e dinamica, radicata nell’amore, nel servizio e nello studio costante e profondo della Parola.

In questo secondo articolo userò alcune analogie per aiutare a interiorizzare questi concetti, così da non cadere nelle insidie dei cosiddetti “venditori del Vangelo a buon mercato”.


Analogia delle navi da crociera

Per rendere il concetto più chiaro, immaginiamo di trovarci in un grande porto, dove sono ancorate numerose navi da crociera, pronte a salpare: una più grande, più bella e più lussuosa dell’altra. Queste navi rappresentano le varie comunità e movimenti cristiani “sul mercato”.

Come scegliamo su quale salire? Spesso la nostra valutazione si basa sulle testimonianze altrui o su esperienze personali non nostre, ma quasi sempre è legata all’esteriorità. Così come giudichiamo le navi dall’aspetto e dalla stazza, pensando che siano stabili e sicure, anche nelle comunità possiamo farci ingannare da un’impressione di solidità, associando automaticamente ai loro leader una competenza indiscutibile.

Ma tra queste navi c’è anche una [b]Arca di legno. Il Comandante è il Padre, il Timoniere è Yeshua, e la rotta è tracciata secondo la Scrittura, guidati dal vento dello Spirito Santo. A differenza delle navi da crociera, qui non ci si affida alle apparenze, ma si conosce Dio in profondità, fondando la propria fede sulla Sua Parola, «vivente ed efficace» (Eb. 4,12), che illumina mente e cuore per discernere il vero dal falso. Questo discernimento è essenziale: ci dà fiducia nel Comandante della [b]Arca e ci permette di valutare le altre imbarcazioni.

Tutti i comandanti delle navi da crociera dichiarano di avere la stessa destinazione del Comandante della [b]Arca: il «Paradiso». Ma qui bisogna fare molta attenzione. Le voci ingannevoli ci diranno che «qualunque nave prendi non cambia nulla, la destinazione è la stessa», e faranno propaganda mostrando la lussuosità e la grandezza della nave come segni della benedizione di Dio. Come se una "nave lussiosa" sia automaticamente in grado di arrivare a destinazione senza incontrare ostacoli. Non dimentichiamo però cosa accadde al Titanic, transatlantico definito dai propri stessi ingegneri come «inaffondabile»! La Scrittura, ci mette in guardia da queste lusinghe (Mt. 7,15; 2 Cor. 11,13-15; 2 Pt. 2,1-3; 1 Giov. 4:1).

Yeshua è l’unica Via e anche la Porta (Giov. 10,7-9): bisogna salire sulla Sua [b]Arca, perché solo passando per la Porta si raggiunge la destinazione. Non basta puntare alla stessa meta da un’altra nave: solo la [b]Arca condurrà in porto, spinta dal vento dello Spirito e governata dal Timoniere Yeshua.

Le altre navi, per quanto immense e apparentemente stabili, al primo iceberg affonderanno, alla prima tempesta si capovolgeranno, o al primo “inchino” si incaglieranno. I loro comandanti non possono dominare gli elementi e restano alla mercé delle forze naturali. Dio invece è il Despótēs, cioè il Sovrano assoluto indiscutibile anche sugli elementi (Sal. 107,25): basta la Sua Parola e la tempesta si placa (Mt. 8,26-27; Mc. 4,39).

Per questo, se accogliamo l’invito di Dio a salire sulla [b]Arca, possiamo essere certi che siamo in buone mani: Egli stesso ci condurrà alla meta. Altrimenti, rischiamo la sorte del Titanic o della Costa Concordia, entrambe affondate per l'arroganza e la stoltezza del rispettivo comandante.


Considerazione importante

Nella [b]Arca non siamo passeggeri passivi, ma marinai partecipi. Durante la navigazione verso la meta, il Signore ci educa a vivere in santità e ci plasma per renderci simili a Lui. Impariamo ad amarci e a collaborare, proprio come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo operano in perfetta sinergia e armonia all'interno dell'economia della Trinità. Sulle navi da crociera, invece, non si viene formati a una fede autentica: tutto viene dato per scontato, come se le attrazioni, il lusso, il luccichio degli arredi e i comfort fossero dovuti e fossero segno automatico di benedizione. Così non si cresce nella fede, ma si rimane come figli capricciosi, sempre pronti a pretendere e mai a donare.

Ricordiamo un principio fondamentale, base della nostra fede: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere» (At. 20,35). Questo è il vero amore: l’arte di servire senza aspettarsi nulla in cambio.

Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giov. 3,16)
Anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la Sua vita come prezzo di riscatto per molti (Mt. 20,28)

Egli è il modello perfetto da seguire. Una vita vissuta al servizio degli altri è il cuore del vero Vangelo. In questo si riconosce la vera Kehillah di Yeshua: una comunità che impara a servire con amore incondizionato. 


Conclusione

Nel mare tempestoso della cristianità c’è una sola imbarcazione capace di resistere a ogni tempesta: quella dove si trova Dio. Ogni altra nave, anche se all’apparenza mostra segni di stabilità, potenza e inaffondabilità — spesso spacciati per benedizioni divine — non offre alcuna garanzia di giungere a destinazione.

Cari fratelli e sorelle, tutti affermano di avere la verità, tutti invitano a salire sulla propria nave; ma spesso possiedono solo l’apparenza, mentre «rinnegano la potenza» (2 Tim. 3,5), perché il loro comandante non è Dio, ma loro stessi. Sono sepolcri imbiancati lucidati a specchio, ma dentro sono piedi di eresie di perdizione (Mt. 23,27). Non lasciamoci sedurre dalle loro lusinghe:

Non chiunque Mi dice: "Signore, Signore" entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre Mio (Mt. 7,21)

Entriamo dunque nella [b]Arca, dove impariamo a servire con amore, con la beata speranza di approdare alla meta: il «Paradiso», cioè il Cielo sulla terra (Mt. 6,10; Lc. 11,2).

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