Introduzione
Quando la Bibbia parla di venti che si alzano, di piogge che si aprono e di mari che si placano, non racconta favole meteorologiche, ma afferma un principio teologico: la creazione non è una macchina cieca, ma è scena e strumento della sovranità di YHWH. Eppure, i cicli di distruzione — uragani, tempeste, trombe d’aria — sarebbero strumenti usati da satana. La domanda, allora, non è peregrina: in che misura la Scrittura ammette un’azione satanica sugli eventi atmosferici? E come tenere insieme questa ipotesi con l’affermazione, che pure la Bibbia ribadisce da capo a fondo, secondo cui tutto rimane sotto il controllo di Dio? Queste pagine propongono un percorso che muove dal dato teologico di base, attraversa i testi chiave, si sofferma sul caso esemplare di Giobbe e approda a una conclusione capace di rendere conto della complessità del fenomeno senza cedere né al dualismo né al semplicismo.
La sovranità di YHWH sul clima
Il primo dato è il più importante: nella Bibbia il meteo è teologia. Il Salterio canta che YHWH «fa salire i vapori dalla terra, produce i lampi per la pioggia, trae il vento dai suoi depositi» (Sal. 135,6-7; cfr. 147,15-18). Quando YHWH interroga Giobbe «dal turbine» e gli chiede dov’era quando Egli fissava i confini del mare e «ordinava» ai fenomeni atmosferici (Giob. 38), non sta impartendo una lezione di fisica, ma ribadendo la Signoria creatrice e provvidente. I profeti corroborano: «YHWH è lento all’ira [...] il suo cammino è nell’uragano e nella tempesta» (Nah. 1,3), e sa trattenere o dare la pioggia (Am. 4,7). Nelle Scritture Apostoliche, Yeshua comanda al vento e al mare e «vi fu gran bonaccia» (Mc. 4,39; Lc. 8,24): l’ordine del creato riconosce la voce del suo Signore. Questo orizzonte esclude alla radice ogni immagine di “doppio governo”: non c’è un dominio meteorologico autonomo, alternativo o concorrente a quello di Dio.
Agenti secondari: la mediazione degli spiriti
Il secondo dato è più sottile: la Scrittura conosce la categoria degli “agenti secondari”. YHWH «fa dei Suoi messaggeri i venti» (Sal. 104,4; ripreso in Eb. 1,7), e in Apocalisse «quattro angeli» trattengono «i quattro venti della terra» (Ap. 7,1). Anche in altri luoghi, eventi naturali sono collegati a mediazioni angeliche, sempre però in obbedienza all’ordine divino. In questo quadro si colloca pure la figura dell’Avversario. Paolo, descrivendo la condizione umana senza il Messia, parla del «principe della potestà dell’aria» (Ef. 2,2). L’espressione non istituisce un “ministero del meteo” di satana; indica piuttosto la sfera dell’aria come metafora del presente eone, la dimensione in cui l’influsso del male si diffonde. Altrove la Scrittura mostra una reale capacità di nuocere: satana «lega» (Lc. 13,16), «sferza» (2 Cor. 12,7), «tenta» e «insidia». Ma questa capacità è sempre circoscritta: non crea, non regge il cosmo, non decreta sovranamente i tempi e le stagioni.
Il caso di Giobbe e il “grande vento”
Il libro di Giobbe è spesso invocato per argomentare che satana può scatenare fenomeni atmosferici. La sequenza narrativa è chiara: YHWH pone limiti all’Avversario — «Ecco, quanto possiede è in tuo potere; soltanto non stendere la mano su di lui» (Giob. 1,12; cfr. 2,6) — e seguono calamità multiple: razzie dei Sabei e dei Caldei, un «fuoco di Dio» che cade dal cielo, e infine «un grande vento venuto d’oltre il deserto» che abbatte la casa dei figli di Giobbe (1,16.19). Se prendiamo sul serio la cornice, è legittimo interpretare il vento come uno degli strumenti impiegati dall’Avversario nell’ambito del permesso ricevuto. E tuttavia, lo stesso libro conduce oltre: alla fine, gli amici «lo consolarono di tutta la sventura che YHWH aveva fatto venire su di lui» (42,11), e Giobbe non accetta di scindere la sua vicenda dalla provvidenza: «Se accettiamo da Dio il bene, perché non dovremmo accettare anche il male?» (2,10), dove «male» traduce la sfera della calamità, non l’iniquità morale. Il racconto intreccia dunque causa prossima e causa ultima: satana agisce come attore strumentale; YHWH resta il Signore che permette, pone confini, trasforma la prova in rivelazione e benedizione. La teologia biblica delle cause non è binaria ma gerarchica: un’azione secondaria non annulla la regia prima, né la regia prima si compromette moralmente con il male che, provvisoriamente, lascia operare.
Analogia sul censimento di Davide
Similmente si può dire con il caso del censimento di Davide narrato in 2 Samuele 24 e replicato in 1 Cronache 21, attribuito tanto a YHWH (causa ultima) quanto a YHWH (causa prossima).
E YHWH si accese di nuovo d'ira contro Israele e incitò Davide contro il popolo, dicendo: «Va' e fa' il censimento d'Israele e di Giuda [...] Dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, provò un rimorso al cuore e disse a YHWH: "Ho gravemente peccato in quel che ho fatto; ma ora, o YHWH, perdona l'iniquità del tuo servo, perché ho agito con grande stoltezza" (2 Samuele 24,1.10)
E satana si mosse contro Israele e incitò Davide a fare il censimento d'Israele [...] E Davide disse a Dio: "Non sono io quello che ordinò il censimento del popolo? Sono io che ho peccato e che ho agito con tanta malvagità [...] (1 Cronache 21,1.17)
La teologia del Cronista ha sviluppato quella dell'autore di 2 Samuele (rivelazione progressiva), implicando che sebbene satana abbia effettivamente incitato Davide a censire Israele, non è stato per suo arbitrio o potere intrinseco, ma è stato Dio a dargli il permesso, come con Giobbe.
Yeshua, le tempeste e il lessico dell’autorità
Nei Sinottici, Yeshua «rimprovera» (epitimáō) vento e mare (Mc. 4,39). Lo stesso verbo ricorre nel confronto con i demoni, e ciò ha indotto alcuni a ipotizzare che la tempesta fosse demonica. I testi, però, non lo dicono. Quello che affermano, invece, è l’estensione dell’autorità messianica: il comando efficace su natura e spiriti. La scena è teologicamente programmatica: in Yeshua, il Dio che nel Tanakh ordina ai venti si rende presente nella barca dei discepoli. Il punto cristologico è decisivo per la nostra domanda: qualunque sia la causa strumentale di una tempesta, alla Kehillah è mostrato che il suo Signore non è mai fuori gioco. Non c’è spazio per un panico dualista; c’è spazio per la fede che invoca e per l’obbedienza che interpreta i segni senza presunzione.
Discernere senza dualismo né giudizialismo
L’applicazione pastorale richiede finezza. Da un lato, va evitato il dualismo pratico che attribuisce all’Avversario ogni uragano, come se Dio stesse ai margini. Questa postura trasforma satana in demiurgo e contraddice la trama biblica della provvidenza. Dall’altro, è da respingere il giudizialismo automatico che legge ogni disastro come punizione diretta per colpe specifiche. La Bibbia conosce giudizi veicolati dal clima — pensiamo ad Amos, dove YHWH dice: «Anche Io vi ho trattato così [...] trattenendo da voi la pioggia» (Am. 4,7) —, ma conosce anche il gemito della creazione sottoposta alla caducità (Rom. 8,20-22). Tra queste due estremità si colloca il discernimento: si domandano la conversione del cuore, la sobrietà nel parlare di “segni” e la responsabilità nell’agire, ricordando che spesso l’impatto di un evento naturale è aggravato da scelte umane inique o imprudenti. A differenza dei popoli antichi superstizioni che pensavano che la natura potesse influire negativamente sull'uomo (come i movimenti dei corpi celesti = oroscopi, zodiaco, astrologia, ecc.), in realtà è il peccato umano che influenza e irrequietisce la natura. Questo significa avere una visione biblica-cosmologica del mondo. Restare nella cornice biblica significa riconoscere la libertà di Dio, la realtà di un conflitto spirituale subordinato e la vocazione della Kehillah a testimoniare il Signore del vento e del mare.
In che misura satana “usa” il meteo?
Alla luce di quanto visto, la misura è reale ma derivata. La Scrittura consente di dire che, se e quando Dio lo permette, l’Avversario può servirsi di forze naturali come di altri mezzi per provare, ferire, spaventare. Il caso di Giobbe mostra precisamente questo. Ma la Bibbia non insegna che satana "regoli" i cicli climatici o che abbia un accesso ordinario e illimitato alla “cabina di regia” degli eventi atmosferici. La regola è la Signoria di YHWH; l’eccezione è la concessione provvisionale, incastonata in un disegno che trascende le intenzioni dell’Avversario. Il linguaggio apostolico sul «principe della potestà dell’aria» non autorizza una teologia del meteo demoniaco; avverte, piuttosto, che la vita umana si svolge in un’“atmosfera” spirituale contesa, nella quale però i limiti sono fissati dal Creatore e resi ancor più stringenti dall’opera del Messia. In Yeshua, l’“uomo forte” è stato legato; il suo raggio d’azione, pur non annullato, è relativizzato e orientato, suo malgrado, a servire fini che non conosce.
Conclusione
Arrivati qui, la domanda iniziale può ricevere una risposta non ridotta. Dio ha dato a satana un potere limitato e temporaneo, come attesta Giobbe, e resta il Sovrano che dirige e consente anche quel vento entro scopi che la creatura spesso afferra solo in esito alla prova. Dire che l’Avversario fu la causa strumentale della tempesta non contraddice il fatto che YHWH ne è la causa ultima permessevole e ordinante: è precisamente così che la Bibbia pensa la storia, con un realismo che non assolve il male e non incrimina Dio. La creazione, ferita dal peccato, è il teatro di una lotta in cui l’ostilità spirituale può piegare perfino i fenomeni naturali; ma la creazione è anche l’ambito in cui la Parola di YHWH, divenuta voce del Figlio, «minaccia» venti e mari e li riconsegna alla pace.
Per questo, una teologia responsabile degli eventi atmosferici non invoca il demonio per spiegare ogni burrasca, né scaccia Dio dal temporale per non offenderne la bontà: riconosce che la provvidenza utilizza anche i colpi dell’Avversario per tessere una storia di rivelazione, maturazione e speranza. È la logica pasquale inscritta nella creazione: ciò che gli avversari intendono per distruzione diventa, nelle mani di YHWH, un passaggio verso una obbedienza più profonda. Allora la domanda non è soltanto «chi ha mosso il vento?», ma «a che scopo Dio ha lasciato che spirasse così forte?». La fede biblica non lascia questa domanda senza risposta: «Perché la vostra fede [...] risulti a lode, gloria e onore» quando il Signore del vento e del mare si rivelerà in pienezza (cfr. 1 Pietro 1,7).
Eventi atmosferici e cicli di distruzione