Shalom Marco, cercherò di essere quanto più antentico possibile, biblico e diretto. Di seguito l'analisi che hai chiesto:
ESEGESI
Mt. 22,15-22 narra l'episodio in cui farisei ed erodiani cercano di cogliere in fallo Yeshua con una domanda apparentemente politica:
«È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» (v.17).
Il contesto è esplosivo: la Giudea è sotto il dominio romano, e la tassa al potere imperiale era vista da molti come un’umiliazione. La domanda è una trappola: se Yeshua dice “sì”, lo si può accusare di collusione con Roma e di tradire il popolo d’Israele; se dice “no”, lo si può denunciare alle autorità romane per sedizione. Qualunque risposta Yeshua avesse dato, sarebbe stato comunque oggetto di accusa.
La risposta di Yeshua
Yeshua chiede di vedere la moneta del tributo: il denario (v.19). Su di esso vi era l’effigie dell’imperatore con la scritta: “Tiberio Cesare Augusto, figlio del divino Augusto”, proclamazione idolatrica che l'Apocalisse definirebbe "nome di bestemmia". Yeshua chiede: «Di chi è questa immagine e questa iscrizione?» Rispondono: «Di Cesare» (v.21). Allora Yeshua afferma: «Rendete dunque a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio».
La parola greca ἀπόδοτε (apodote) significa «restituire», «rendere indietro». Questo implica che ciò che si restituisce a Cesare gli appartiene solo in quanto simbolo di una sfera secolare e limitata. Ma c’è un secondo piano nella risposta: se la moneta porta l’immagine di Cesare, allora l’uomo porta l’immagine di Dio (Gen. 1,27). Dunque, ciò che è veramente importante — la vita, l’identità, il culto — appartiene a Dio solo. Yeshua smaschera la falsa dicotomia tra politica e fede: nessun Cesare può reclamare ciò che appartiene a Dio.
ERMENEUTICA
Il principio biblico: doppia cittadinanza, ma priorità al Regno
Il credente è chiamato a vivere con discernimento nella tensione tra l’essere cittadino del Regno di Dio e membro della società civile. Paolo dirà: «Ogni persona sia sottomessa alle autorità superiori» (Rom. 13,1), ma quando l’autorità civile impone ciò che è contro la coscienza formata dalla Scrittura, «Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini» (At. 5,29).
Il limite da non oltrepassare
Il limite si oltrepassa quando:
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Si legittima attivamente il peccato, partecipando alla sua promozione o celebrazione (Ef. 5,11).
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Si rinnega l’integrità della propria fede per conformarsi all’etica del mondo (Rom. 12,2).
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Si oscura la verità di Dio per timore delle conseguenze sociali o professionali (LC. 9,26).
Il lavoro non può mai diventare una piattaforma per l’idolatria culturale, anche se travestita da “inclusività”.
IL TUO RUOLO NEI SOCIAL MEDIA DURANTE IL CSD
Se la consulenza meteorologica fosse neutra, tecnica, e garantita per tutti gli eventi allo stesso modo, non ci sarebbe conflitto. Ma se il contenuto include messaggi ideologici, linguaggi o simboli che celebrano attivamente pratiche in contrasto con la Scrittura, allora parteciparvi rischia di «dare a Cesare ciò che è di Dio» — cioè la tua coscienza, la tua voce, la tua approvazione implicita.
Puoi considerare:
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In primo luogo pregare: chiedere a Dio ulteriore lume e discerniemnto oltre a considerare quello che leggi in questa risposta.
- Chiedere formalmente di astenerti da interventi che includano contenuti ideologici specifici (non per odio, ma per coerenza spirituale).
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Offrire collaborazione solo su contenuti strettamente tecnici e meteorologici, rifiutando diciture e slogan.
- Chiedere a un tuo collega che approva certa propaganda, se ti può sostituire.
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Dichiarare con gentilezza ma fermezza, se l'azienda te lo consente, che hai un’etica cristiana fondata sulla Scrittura che ti impedisce di partecipare a comunicazioni che legittimano uno stile di vita che non condividi.
- Una quinta possibilità: firmare qualche giorno di malattia a ridosso, durante e dopo il periodo di propaganda, così da non essere coinvolto in ciò che non condividi, e non rischiare di perdere il lavoro. Fai provviste così non avrai necessità di uscire di casa o fare altro. Sarà un'occasione per riposare e restare in comunione con il Signore. Tutelare la vita spirituale è al primo posto.
TIRANDO LE SOMME
La risposta di Yeshua non è una concessione al potere terreno, ma una distinzione radicale tra ciò che è relativo (Cesare) e ciò che è assoluto (Dio). In ogni epoca, anche oggi, il credente è chiamato a discernere: a chi appartiene ciò che sto rendendo? Se porta l’immagine di Dio — il nostro cuore, la nostra coscienza, la nostra testimonianza — allora appartiene solo a Lui. Non si tratta di giudicare gli altri, ma di custodire la propria fedeltà e vita spirituale. E Dio onorerà chi Lo onora (1 Sam. 2,30). Non devi andare a cercarti il licenziamento, sia chiaro, ma segui la soluzione che ti renda più furbo di satana.